Aiom: troppe disparità tra i centri oncologici in Italia
L’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) ha lanciato un appello, al Governo e alle Regioni, per ampliare la rete e l’efficienza delle strutture oncologiche in Italia. Quest’ultimo anno è stato sotto scacco del Covid-19. Ogni sforzo è stato fatto per curare i malati, prevenire i contagi e aiutare le persone. Il problema è che mentre […]
L’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) ha lanciato un appello, al Governo e alle Regioni, per ampliare la rete e l’efficienza delle strutture oncologiche in Italia. Quest’ultimo anno è stato sotto scacco del Covid-19. Ogni sforzo è stato fatto per curare i malati, prevenire i contagi e aiutare le persone. Il problema è che mentre il Coronavirus avanzava e circolava indisturbato, tutto il resto non si è fermato. Anzi forse è stato addirittura trascurato.
Le diagnosi di tumore non sono diminuite, ma sono diminuiti i controlli e gli screening e questo non può che avere ripercussioni nei mesi e negli anni a venire. La pandemia Covid-19 ci ha mostrato quello che è accaduto alla sanità pubblica, dopo decenni di tagli e ridimensionamenti.
Disparità tra i centri oncologici in Italia
Il Covid-19 ha messo in ginocchio intere famiglie, ma ha anche tolto la vita a moltissime persone. Al contempo però, tante e tante persone sono morte o si sono aggravate per altre patologie, come il cancro.
L’Aiom ha spiegato che, ad oggi, ci sono 369 strutture oncologiche in Italia. Ma anche 10 Reti oncologiche regionali (Piemonte e Valle d’Aosta, Lombardia, Toscana, Veneto, Emilia-Romagna, Liguria, Umbria, Puglia, Campania e Sicilia). Il 32% di queste però non offre assistenza domiciliare oncologica e se già questo è grave in periodi normali, adesso lo è ancora di più.
Ricevere assistenza a casa, soprattutto in fase terminale, significare dare la possibilità di avere i propri cari vicini. Vuol dire non essere spostati, restare in un ambiente familiare. In periodo Covid-19, vuol dire non esporsi a rischi gravissimi e non necessari.
Giordano Beretta, presidente nazionale Aiom, ha dichiarato:
“L’attivazione delle reti non è più rinviabile. È quanto sosteniamo da anni come società scientifica e le difficili esperienze maturate nell’ultimo anno ci stanno dando ragione. Solo con una sempre maggiore integrazione tra i diversi centri oncologici, fra ospedale e territorio potremo garantire in modo davvero adeguato l’assistenza e le cure. Questa può essere assicurata anche da una Rete oncologica regionale efficiente e ben organizzata che sia in grado di spostare sul territorio, o a domicilio, alcune prestazioni. I nostri ospedali sono ancora sottoposti ad uno stress test importante a causa dell’alto numero di contagi da Covid”.
Roberto Messina, presidente nazionale di Senior Italia FederAnziani, ha spiegato:
“Oltre al Coronavirus il nostro sistema sanitario nazionale deve fronteggiare un’emergenza perenne che si chiama cancro. Nell’ultimo decennio il numero di nuovi casi l’anno è aumentato del 4,5% e nel 2020 il totale delle neoplasie registrate è stato di 377mila. Ogni anno in Italia oltre 188mila uomini e donne over 70 si ammalano di cancro e l’assistenza a questa tipologia di pazienti risulta più complessa e difficile”.
via | ansa
Foto | pixabay