Cos’è l’online fatigue: scopri se ne soffri
Avete mai sentito parlare dell'online fatigue? È una conseguenza del nuovo stile di vita derivante dalla pandemia.
Online fatigue, ne avete mai sentito parlare? È un nuovo disturbo che deriva dal nuovo stile di vita che la maggior parte di noi ha iniziato a vivere quotidianamente a causa della pandemia da Covid-19, che ci ha costretto a casa anche per lavorare, oltre che per avere un contatto con famigliari e amici che vivono lontani e che non possiamo abbracciare. È una sensazione di affaticamento che sicuramente avrà colpito molti di voi.
Secondo un’indagine dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che ha seguito alcuni docenti dopo 9 mesi di didattica a distanza, l’online fatigue esiste. Il 55% degli insegnanti che hanno partecipato all’indagine ha lamentato una profonda interferenza tra la vita privata e la vita lavorativa. Mentre il 67% ha subito un’intrusione nella sfera personale da parte della tecnologia, di cui prima non aveva sofferto. Il 50% ha dichiarato di trascorrere più di 4 ore ogni giorno di fronte a piattaforme di comunicazione. E il dato positivo è che l’84% è ancora felice di fare questo lavoro.
Affaticamento da Zoom, le riunioni online sono stressanti
Come riconoscere l’online fatigue
Lo smart working ha conseguenze a volte molto pesanti sulla nostra quotidianità. Possiamo sperimentare sintomi psicosomatici, non avere più tempo libero da dedicarci, vivere una vita dalla scarsa qualità, con troppe ore lavorative e con un’interferenza del lavoro sulla nostra vita privata. La tecnologia può aiutarci, come ha fatto in questi mesi di grandi cambiamenti a livello globale. Ma può anche rappresentare talvolta un ostacolo quando è troppo presente e pesante. Limitando il resto della nostra vita.
Andrea Bonanomi, responsabile della ricerca, ha sottolineato che sarebbe “necessario che le istituzioni si facciano carico di iniziative volte a promuovere una corretta igiene del lavoro” e servirebbe una sensibilizzazione “in merito ai rischi connessi all’applicazione intensiva del remote working, sempre meno smart e sempre più home-working”.
Via | tg24.sky.it
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