Nutrizione parenterale ed enterale, le differenze
La nutrizione parenterale e enterale sono due metodi di somministrazione di nutrienti per via non orale. La prima viene dispensata tramite via venosa, fornendo nutrienti direttamente nel flusso sanguigno quando il tratto gastrointestinale non è in grado di assorbirli adeguatamente. La nutrizione enterale, invece, viene elargita attraverso il tratto gastrointestinale, solitamente tramite un sondino naso-gastrico o un sondino gastrostomico. Approfondiamone le principali differenze.
Fonte immagine: Pixabay
La nutrizione parenterale e quella enterale sono entrambe tecniche di nutrizione artificiale che presentano alcune importanti differenze. Entrambe, come riporta Wikipedia, appartengono ad “un insieme di metodiche atte a permettere la nutrizione di pazienti che non sono in grado, momentaneamente o permanentemente, di assumere alimenti per via orale per vari motivi, o che non assumono un adeguato apporto nutritivo”. A differire sono la modalità di somministrazione, la composizione, le indicazioni che ne dettano l’utilità, il differente monitoraggio che richiedono ed i relativi rischi. Dove vengono somministrati gli alimenti nella nutrizione enterale? Quali sono le complicanze della nutrizione parenterale? Rispondiamo a questi e ad altri interrogativi.
Cos’è la nutrizione parentale
Qual è l’alimentazione parenterale? E’ la modalità di alimentazione che prevede l’assunzione di nutrienti direttamente in vena, bypassando l’apparato digerente. Questa forma viene utilizzata quando il tratto gastrointestinale non è in grado di assorbire adeguatamente i nutrienti, ad esempio a causa di patologie o interventi chirurgici. Può essere totale o parziale, a seconda del fatto che fornisca tutti o solo una parte dei nutrienti necessari all’organismo. Quale è la via parenterale? In via generale, comprende vie diverse da quella gastrointestinale, come ad esempio la via endovenosa, quella intramuscolare, la via sottocutanea o quelle intradermica ed intraarteriosa.
Cos’è la nutrizione enterale
Che cosa si intende per nutrizione enterale? Può essere utilizzata in vari contesti, come in caso di malattie croniche, lesioni cerebrali, disturbi dell’alimentazione o durante il recupero postoperatorio. In genere, viene prescritta e supervisionata da un medico o da un dietista professionista per garantire che il paziente riceva una dieta bilanciata e adeguata alle sue esigenze nutrizionali. Viene effettuata attraverso un tubo inserito nell’intestino. Quanti tipi di nutrizione enterale esistono? Principalmente due, la prima è tramite sondino, la seconda tramite stomia. E’ facile desumere, quindi, cosa vuol dire per via enterale: principalmente la via orale (o gastroenterica), la via rettale e la via sublinguale.
Differenze tra nutrizione parenterale ed enterale
Ma entriamo nel vivo dell’argomento, andando ad analizzare qual è la differenza tra nutrizione enterale e parenterale. In generale, la prima viene preferita alla seconda in quanto è meno invasiva e comporta meno rischi e complicanze. Tuttavia, in alcuni casi la parenterale può essere l’unica opzione disponibile per garantire l’assunzione adeguata di nutrienti. Approfondiamo le principali differenze che intercorrono tra le due.
Modalità di somministrazione
La nutrizione parenterale viene somministrata attraverso una via endovenosa, mentre la nutrizione enterale viene somministrata attraverso il tratto gastrointestinale. Nel primo caso si ricorre ad un catetere venoso centrale, che viene inserito in una grande vena del torace o del collo e viene fatto avanzare fino ad arrivare vicino all’atrio destro del cuore. Proprio per questo, la nutrizione parenterale richiede un’attenta valutazione del paziente e una corretta gestione per evitare complicazioni.
La nutrizione enterale prevede invece che l’individuo riceva nutrimento tramite un tubo inserito nel naso o attraverso un’apertura chirurgica direttamente nello stomaco o nell’intestino tenue. In questo termini comuni sono PeG e PEJ. Capire qual è la differenza tra PEG e PEJ è semplice: la stomia viene chiamata PEG (Gastrostomia Endoscopica Percutanea) quando eseguita a livello dello stomaco; PEJ (Digiunostomia Endoscopica Percutanea) quando viene invece effettuata a livello del digiuno.
Indicazioni
La nutrizione parenterale viene utilizzata quando un paziente non può assumere cibo per via orale o enterale, come ad esempio quando è incapace di deglutire a causa di problemi neurologici o di disturbi gastrointestinali, o quando il tratto gastrointestinale è ostruito o danneggiato. Può anche essere utilizzata come supporto nutrizionale in pazienti sottoposti a interventi chirurgici importanti o a trattamenti intensivi, come terapie intensive per il cancro. Quando si fa la nutrizione enterale, invece? Questa viene utilizzata quando il tratto gastrointestinale è funzionale, ma non è in grado di garantire un’adeguata assunzione dei nutrienti attraverso la normale alimentazione, come ad esempio in caso di malattie infiammatorie intestinali o di pazienti sottoposti a interventi chirurgici.
Composizione
A chi si chieda cosa contiene la sacca parenterale, rispondiamo che è costituita da una soluzione di nutrienti, vitamine e minerali. La nutrizione parenterale totale (NPT) consiste in una sacca (che può essere o meno divisa inizialmente in compartimenti) che contiene soluzione di aminoacidi, di lipidi, di glucosio e di elettroliti. Fornisce energia ed aminoacidi direttamente nel circolo sanguigno. Viene prescritta dal medico per 12 o 24 ore a seconda del fabbisogno del paziente. Anche la composizione della nutrizione enterale comprende vitamine, minerali, grassi, acqua, proteine, carboidrati e fibre. Ovvero i nutrienti di cui ogni individuo necessita per il proprio benessere.
Rischi e complicanze
La nutrizione parenterale può comportare il rischio di infezioni del sito di inserimento del catetere, ma anche squilibri elettrolitici come bassi livelli di potassio, sodio e magnesio, che possono a loro volta causare problemi cardiaci, muscolari e nervosi. Può anche provocare trombosi in quanto l’uso prolungato di un catetere può aumentare il rischio di formazione di coaguli di sangue, che possono portare a complicazioni come l’embolia polmonare. Infine, alcune soluzioni nutrienti utilizzate nella NP possono causare reazioni allergiche.
Inoltre, considerato come la NPT sia composta da una quantità specifica di calorie e nutrienti che devono essere infusi nel paziente entro un determinato periodo di tempo, se alla fine del periodo di infusione rimane una quantità significativa di nutrizione non somministrata, è importante verificare che l’obiettivo di nutrire il paziente sia stato raggiunto. Allo stesso tempo è fondamentale evitare una velocità di infusione troppo elevata in quanto ciò potrebbe causare un sovraccarico circolatorio e un eccesso di lipidi nel sangue.
Anche alla nutrizione enterale sono legati rischi di infezioni del sito di inserimento del tubo, ma c’è anche quello di aspirazione. Può accadere infatti che il cibo o la soluzione nutrizionale venga aspirata nell’apparato respiratorio, causando potenziali complicazioni, come la polmonite. Ancora, può dare vita ad un’infiammazione del tratto gastrointestinale con conseguente diarrea, vomito e crampi addominali. Tutte le indicazioni e le novità in questo campo vengono regolarmente aggiornate sulla rivista italiana di nutrizione parenterale ed enterale grazie alla SINPE – Società Italiana Nutrizione artificiale e metabolismo.
Nutrizione parenterale ed enterale Oss
In entrambe le modalità, la composizione della soluzione di nutrienti è personalizzata in base alle esigenze nutrizionali specifiche del paziente e viene supervisionata da un professionista sanitario qualificato per assicurare un’adeguata somministrazione dei nutrienti e una gestione appropriata dei potenziali rischi o complicanze. In particolare, una utili figura di supporto, anche a domicilio, è l’operatore socio sanitario. Cosa fa l’OSS con la PEG è presto detto: si occupa principalmente dell’igiene della stomia per la PEG o la PEJ, con il lavaggio quotidiano della pelle intorno alla zona, garantendo cure adeguate e mantenendo pulita l’apertura chirurgica per la corretta gestione del paziente.
FONTI: