Dieta emozionale, in cosa consiste?
Molte persone si ritrovano a mangiare non per fame, ma per soddisfare bisogni emotivi. Rabbia, tristezza, noia possono essere i motivi per cui ci si butta sul cibo finendo poi per prendere peso, problema che diventa ancor più grave se si soffre di patologie preesistenti come diabete o obesità.
La dieta emozionale consiste in una serie di tecniche di lavoro psicologico in grado di calmare la fame nervosa, non propriamente fisica, ma appunto collegata ad un bisogno emotivo. Anche lo stress influisce sulla psiche e spinge a buttarsi sul cibo per compensare una sorta di mancanza.
Quindi nell’ambito della dieta emozionale sarà utile tenere un diario di quello che si mangia, ma annotarvi soprattutto le emozioni di quel momento, bisogna in qualche modo riprendere il controllo.
Sostituire la voglia di mangiare con qualcos’altro che non sia collegato al cibo e se in un momento di tristezza viene voglia di consolarsi con un biscotto, imporsi di aspettare per vedere se si tratta veramente di fame o meno.
Alcuni alimenti sono cosidetti consolatori come il cioccolato, i biscotti, i dolci in genere e vi si ricorre nei momenti di tristezza, mentre in altre occasioni come per mantenere il buonumore ci si butta sul salato e pizze e patatine la fanno da padrone.
Bisogna acquisire la consapevolezza di ciò che si sta mangiando e perchè, e un buon metodo può essere quello di legarsi un elastico al polso facendolo scattare non appena ci si avvicina al cibo proibito.
Uno dei cardini della dieta emozionale è il consumo dei cibi che favoriscono l’aumento di serotonina, l’ormone del buonumore, quindi noci, frutta, verdura, ma anche carboidrati integrali.
Molto utilizzate nella dieta emozionale anche erbe e piante come passiflora, biancospino e rhodiola, dall’effetto calmante.