Test di Coombs in gravidanza: quando serve?
Il Test di Coombs, in gravidanza, viene effettuato per verificare la presenza di anticorpi anti-D nel sangue della madre. Ecco a cosa serve e quando effettuarlo.
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Test di Coombs in gravidanza – Durante le primissime fasi della gravidanza, uno degli esami che viene effettuato è quello del gruppo sanguigno, un esame che serve per stabilire appunto qual è il gruppo sanguigno del feto, e l’eventuale presenza del fattore Rh. Grazie a questo semplice esame, è possibile evidenziare una possibile incompatibilità tra il sangue della madre e quello feto. Qualora dovesse emergere tale incompatibilità (ovvero la madre con gruppo RH negativo concepisce un figlio con gruppo RH positivo), si presenta il rischio che la madre sviluppi una risposta immunitaria contro i globuli rossi del feto, producendo degli anticorpi (anticorpi anti-D) che andrebbero a distruggerne i globuli rossi.
A causa di questa condizione, aumenterebbe a sua volta il rischio di malattia emolitica per il feto (MEN), una condizione che potrebbe aumentare anche il rischio di anemia emolitica neonatale o di morte intrauterina.
L’incompatibilità sanguigna fra la madre e il feto non si manifesta quasi mai durante la prima gravidanza, ma può invece presentarsi durante la seconda gravidanza e quelle successive. Per questa ragione, è comunque importante che, in presenza di Rh negativo, la futura mamma si sottoponga al Test di Coombs indiretto, che servirà appunto per verificare la presenza di anticorpi anti-D nel sangue materno.
Questo test è indicato anche per valutare una eventuale incompatibilità materno-fetale che interessa il sistema AB0.
Generalmente, il test di Coombs viene effettuato la prima volta entro la sedicesima settimana di gravidanza. Le donne che presentano fattore RH positivo dovranno poi ripetere il test durante l’ultimo trimestre, mentre quelle con RH negativo effettueranno il test ogni mese.
via | PianetaMamma, MyPersonalTrainer