Parto in acqua e legionella, quali sono i rischi?
Il parto in acqua espone al rischio legionella la mamma e il bambino? Purtroppo, seppur minima, questa eventualità non può essere trascurata.
La legionella è considerata una malattia infettiva emergente nel nostro Paese. Non è così facile essere contagiati, ma la possibilità di ammalarsi non va esclusa a prescindere, soprattutto perché la diffusione avviene impianti idrici infetti, che non sempre sono quelli della nostra casa, magari possono essere quelli di una struttura ospedaliera.
Le procedure assistenziali che espongono il paziente al rischio di legionellosi sono quelle che
coinvolgono l’apparato respiratorio, in particolare sono coinvolti quegli interventi che necessitano di acqua sia per il reprocessing degli strumenti impiegati che per il loro funzionamento. Tra i tanti trattamenti, c’è il famoso parto in acqua, sempre più di moda perché utilizzato per favorire il parto naturale, riducendo la medicalizzazione (dall’episiotomia all’uso dell’epidurale).
I rischi, seppur minimi, ci sono. Le vasche per il parto in acqua, dopo l’uso, devono essere prima ben pulite e poi disinfettate con prodotto adeguati, come i cloro derivati. L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda un intervento aggiuntivo di pulizia e disinfezione anche prima di ogni parto, dato che importanti quantità di materiale organico possono aver ostacolato l’azione dei disinfettanti. Inoltre, molto spesso nelle strutture ospedaliere l’acqua viene riutilizzata, quindi deve essere filtrata e purificata.
Come sempre, il rischio per mamma e per il bambino non è totalmente nulla. In Europa, infatti, ci sono stati dei casi di legionellosi. È molto importante, soprattutto per i piccolini, una diagnosi veloce, in modo tale da cominciare un trattamento antibiotico mirato e tempestivo e attivare dei controlli capillari.
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Foto | Pinterest