Attenzione all’emicrania, a rimetterci è la vita di tutti i giorni
Spesso il problema non viene diagnosticato e trattato in modo corretto. Ecco quando bisogna preoccuparsi e come affrontarlo in modo corretto
“Ho solo un po’ di mal di testa”. Sarà capitato a tutti di dover giustificare una giornata “no” in questo modo, ma per alcuni l’emicrania è un disturbo tutt’altro che lieve. A confermarlo è una ricerca condotta tra Regno Unito, Germania, Italia e Spagna da cui è emerso che per il 90% delle persone che hanno a che fare con un’emicrania, episodica o cronica che sia, il dolore è talmente intenso da stravolgere la vita quotidiana.
Lo studio, presentato al 4° European Headache and Migraine Trust International Congress di Copenaghen, ha verificato l’impatto dell’emicrania sulla quotidianità coinvolgendo più di 600 pazienti di età compresa tra i 20 e i 60 anni. Ne è emerso che più della metà delle persone che convivono con questi problema sarebbe disposto a fare qualsiasi cosa pur di diminuire la frequenza e l’intensità degli attacchi. In molti casi, però sembra vincere la rassegnazione. Il 29% dei pazienti crede infatti che non ci sia nulla da fare contro l’efficacia.
Viene spontaneo chiedersi da cosa nasca questo atteggiamento. E’ davvero così difficile sconfiggere o quantomeno gestire con successo l’emicrania? In realtà non è da escludere che la risposta alla domanda sia almeno in parte fornita da questo stesso studio. Le informazioni raccolte hanno infatti svelato che il 30% di chi ne soffre non ha mai ricevuto una vera diagnosi e che ben il 50% non segue nessuna terapia.
Alla luce di questi dati è difficile pensare che il problema venga affrontato sempre in modo adeguato. Le conseguenze, naturalmente, si fanno sentire: dalle difficoltà in ambito lavorativo (con cui ha a che fare il 72% degli italiani con emicrania) a quelle nella vita di relazione (il 55% rinuncia al sesso a causa di questo problema, il 14% lo ritiene alla base delle tensioni che hanno portato alla rottura con il partner e il 73% non riesce a trascorrere tranquillamente un’intera serata con gli amici), la qualità della vita di chi soffre di emicrania sembra essere in pericolo a 360 gradi.
Tutto ciò sembra portare con sé un invito piuttosto chiaro: non sottovalutare il problema. E’ bene, quindi, ricordare che si può parlare di emicrania cronica già da quando il problema si presenta 15 giorni al mese, a patto che in almeno 8 di questi giorni si soffra anche di sintomi come nausea, ipersensibilità alla luce e ai rumori e dolore localizzato. Se quella con cui si ha a che fare è vera e propria emicrania è fondamentale non sottovalutarla e affidarsi a un medico specializzato per abere una diagnosi accurata.
L’automedicazione non è una soluzione, anzi, spesso si rischia di abusare dei farmaci e di cronicizzare i sintomi
spiega Paolo Martelletti, direttore del Centro di Riferimento Regionale per le Cefalee dell’Azienda Ospedaliera Sant’Andrea di Roma e presidente eletto della Società Italiana per lo Studio delle Cefalee e della European Headache Federation.
Solo il medico saprà valutare l’approccio terapeutico migliore, volto a gestire le fasi acute e a prevenire per quanto possibile gli attacchi di emicrania cronica. I trattamenti vanno fatti da mani esperte in ambiti specialistici e producono una netta e progressiva diminuzione dell’intensità delle crisi, della frequenza dei giorni con emicrania e soprattutto una consequenziale riduzione dell’uso di
terapie farmacologiche con analgesici o triptani, riportando alla forma episodica, dopo vari cicli, la forma cronica della emicrania.
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