Malattie respiratorie: le donne sono più sensibili, ma “lui” si ammala di più
Gli uomini, invece, si ammalano più gravemente. Ecco le anticipazioni dei risultati di una ricerca italiana che sarà presentata ufficialmente ad ottobre
Le donne sono più sensibili ai sintomi delle malattie respiratorie, ma rispetto agli uomini devono affrontare forme meno gravi. E’ questo uno dei risultati salienti di uno studio che sarà presentato a Genova all’inizio del prossimo mese, in occasione del XV Congresso nazionale della Società italiana di medicina respiratoria (SIMER- FIP). Ad anticipare quanto svelato dallo studio sono i suoi stessi autori, che aggiungono altri interessanti dettagli di quanto scoperto.
Fra i circa 400 pazienti coinvolti nello studio la maggior parte (31%) aveva a che fare con l’asma, il 25% con una broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e l’11% circa con entrambe. Nel 17,6% dei casi il problema era invece una tosse cronica associata a rinosinusite e nell’8% di patologie restrittive polmonari.
Abbiamo notato che gli uomini presentano maggior prevalenza di BPCO con o senza sovrapposizione di asma, mentre le donne vengono più colpite da patologie di tipo irritativo delle vie aeree, come l’asma, o da sintomi, come la tosse cronica associata a rinosinusite
spiega Caterina Bucca, esperta del Dipartimento di Scienze Mediche dell’Ospedale S. Giovanni Battista di Torino, aggiungendo inoltre che
tra i pazienti con BPCO con o senza asma, il genere femminile ha una minore compromissione funzionale respiratoria, indipendentemente dall’età.
Ciò potrebbe far pensare che l’apparato respiratorio delle donne sia più forte, ma in realtà il corpo femminile è svantaggiato in partenza. Infatti come spiega Michela Bellocchia, specializzanda dell’Università degli studi di Torino, a causa di fattori come una minore capacità di difendersi dal danno ossidativo e d riparare le cellule danneggiate le donne sono più suscettibili agli effetti del fumo di sigaretta. Ma non finisce qui.
Gli estrogeni influenzano anche la costituzione del muco, favorendo la prevalenza di un costituente che lo rende più vischioso
prosegue Bellocchia.
Questo fa sì che, nelle fumatrici, la malattia si sviluppi in età più giovanile e che sia sufficiente una minore esposizione al fumo per metterne in pericolo la salute.
La letteratura evidenzia infine anche una correlazione tra le patologie respiratorie e il ciclo riproduttivo femminile. È stato infatti ipotizzato che gli ormoni sessuali femminili influenzino lo sviluppo della patologia asmatica e la sua gravità: le riacutizzazioni dell’asma potrebbero essere correlate con il ciclo mestruale.
A fronte di questo svantaggio di partenza le donne hanno anche un punto a loro favore: i loro “campanelli d’allarme” fisiologici suonano prima e più forte rispetto a quelli degli uomini. In altre parole, le donne percepiscono prima e più intensamente i sintomi dei disturbi. A ciò si aggiunge una maggiore tendenza a prendersi cura di sé e a cercare l’aiuto di un medico.
Questo fatto, apparentemente negativo, però permette una presa in carico dei servizi sanitari più precoce, e di conseguenza una migliore gestione della malattia rispetto agli uomini
sottolinea Carlo Mereu, presidente Simer e del Congresso di Genova.
Sembra, quindi, che non ci siano dubbi: le malattie respiratorie sono una questione di genere e l’atteggiamento dell’uomo, di per sé più resistente dal punto di vista fisico (o forse tendente a sottovalutare i primi sintomi), lo porta dallo specialista quando ormai la malattia ha già fatto parte dei suoi giochi.
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