Ebola in Italia, caso sospetto a Gallarate. Controlli a Malpensa
Per ora il bel Paese può considerarsi al sicuro. Ecco perché
Mentre il bilancio delle vittime dell’epidemia di Ebola che sta colpendo l’Africa occidentale in queste settimane sale a 961, anche in Italia si stanno vivendo attimi di panico. Ieri mattina un uomo giunto una settimana fa dalla Costa d’Avorio ha infatti fatto alzare i livelli di guardia al pronto soccorso di Gallarate, in provincia di Varese, dove è stato portato dal 118 in preda alla febbre alta. Secondo le ricostruzioni sarebbe stato lo stesso personale del 118 ad lanciare i sospetti di Ebola, ma i medici avrebbero escluso l’infezione diagnosticando invece una riacutizzazione della malaria e trasferito il paziente al reparto infettivo dell’ospedale della vicina Busto Arsizio.
La notizia si è subito diffusa, dimostrando come nonostante le rassicurazioni giunte in questi giorni da più parti sui rischi corsi dall’Italia la tensione sia pronta ad esplodere alla prima avvisaglia di pericolo. In realtà, proprio il caso di Gallarate dovrebbe rappresentare un motivo in più per tenere sotto controllo le preoccupazioni. Il personale del pronto soccorso ha infatti messo adottato immediatamente i protocolli necessari per affrontare casi di questo tipo. I pazienti in attesa sono stati allontanati, inviando i codici bianchi e verdi (quelli meno gravi) verso il pronto soccorso di Somma Lombardo e trasferendo quelli più gravi in altri reparti dell’ospedale. Il pronto soccorso è stato poi riaperto al pubblico solo dopo la risoluzione della situazione.
Nel frattempo Mario Mantovani, vicepresidente della Regione Lombardia e assessore regionale alla Salute, ha visitato proprio nella mattinata di ieri gli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera (Usamf) di Malpensa. Le strutture, responsabili del controllo sanitario di passeggeri e merci che passano dalle frontiere, comprendono anche un “canale sanitario”, cioè uno spazio totalmente isolato e sicuro per accogliere i passeggeri dei voli per cui esistono sospetti di particolari malattie.
Mantovani è parso soddisfatto dell’organizzazione e della gestione della struttura, sottolineando che
non ci sono casi e ci auguriamo che non ce ne siano mai, anche perché non ci sono voli che arrivano direttamente dai Paesi dove c’e’ il virus. I passeggeri sbarcano già in altri aeroporti dell’Unione europea.
Non ci sono particolari urgenze, se non un’attenzione maggiore
ha precisato il vicepresidente lombardo.
In ogni caso, per quanto riguarda Regione Lombardia, è pronto l’ospedale Sacco, che ha anche a disposizione mezzi di trasporto straordinari, che devono avere tre scomparti distinti per gli autisti, i medici e per l’eventuale paziente.
Siamo pronti su tutti i fronti e abbiamo la sicurezza e la tranquillità di sapere che la sanità in Lombardia è comunque sempre all’altezza del compito.
Ricordiamo che già nei giorni scorsi l’Associazione Italiana Microbiologi Clinici ha sottolineato che l’Italia non corre rischi concreti proprio perché gli scambi con i Paesi più colpiti sono pressoché inesistenti. Secondo Walter Pasini, esperto di Medicina internazionale, il rischio potrebbe essere più concreto se l’infezione raggiungesse il Nord Africa, ma per il momento è “piuttosto improbabile” che il virus arrivi sui territori dello Stivale insieme a profughi che viaggiano sui barconi purtroppo ancora al centro delle cronache quotidiane. Piuttosto, secondo l’esperto a destare preoccupazioni dovrebbero essere i viaggio verso Paesi come la Nigeria, la Repubblica Democratica del Congo, il Sudan e l’Uganda.
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