Ebola, la paura cresce in Arabia Saudita e Usa. Sottostimati i morti in Sierra Leone
Tutto il mondo è in allerta, ma l'emergenza è ufficiale solo in Sierra Leone, dove il numero delle vittime potrebbe essere superiore rispetto a quanto calcolato
Sierra Leone, Guinea e Liberia: ufficialmente sono questi i Paesi attualmente più colpiti dall’ebola, ma la paura continua a crescere in tutto il mondo. Oltre ai casi di un medico e di un’infermiera accolti consapevolmente negli Stati Uniti (più precisamente alla Emory University di Atlanta) per sperimentare un siero apparentemente efficace contro il virus, l’infezione sembra pian piano uscire dai territori Africani. Diversi ricoveri sospetti sono stati infatti registrati sia in Arabia Saudita sia negli Usa. Qui il rischio è considerato molto basso, ma i casi sospetti sono già 8, mentre a Gedda, in Arabia Saudita, è solo uno il paziente ricoverato con sintomi sospetti.
Il paziente saudita è stato recentemente in Sierra Leone. Proprio per evitare casi come il suo sono sempre più numerose le compagnie aeree che rifiutano di effettuare voli nelle zone interessate dall’emergenza. La British Airways, ad esempio, ha sospeso fino al 31 agosto tutti i voli per la Liberia e per la Sierra Leone. L’aeroporto di Francoforte ha invece deciso di rafforzare i controlli.
In realtà l’unico Paese ad aver dichiarato lo stato di emergenza è proprio la Sierra Leone. Peter Bayuku Konteh, ministro del turismo e dei beni culturali della repubblica africana, ha spiegato il perché di questa decisione a Raffaele Masto, collega de La Repubblica, giustificandola con il continuo aumento del numero delle persone contagiate e con il rischio che la situazione possa sfuggire dal controllo.
Spesso la gente che muore o che viene colpita dal virus non risiede nel proprio villaggio perché appena ha avvertito i sintomi della malattia è andata alla ricerca di un guaritore tradizionale, non avendo denaro per le medicine. In questo modo la malattia si diffonde velocemente
ha raccontato il ministro a Masto
Ad aggravare la situazione c’è poi il fatto che quando un contagiato muore deve essere sepolto, secondo la tradizione, dai familiari e lavato. Ma la malattia è più aggressiva dopo la morte e questo è un ulteriore motivo di diffusione di ebola.
Peter Bayuku Konteh ha anche ipotizzato che il numero reale di decessi sia superiore rispetto a quello ufficiale.
Non riusciamo a quantificare il numero dei morti
ha ammesso il ministro.
La cifra ufficiale si riferisce ai morti riconosciuti e denunciati.
E’ in questo quadro che ha il via oggi a Ginevra la due giorni durante la quale il Comitato di emergenza dovrà decidere se inserire l’ebola nella lista delle emergenze di salute pubblica si livello internazionale.
Per quanto riguarda, invece, la situazione in Italia il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin è apparso rassicurante, ribadendo che non c’è nessun pericolo e che
non ci devono essere forme di psicosi, bensì forme di allerta che tutti i paesi hanno attivato e l’Italia per prima, a partire da posti, aeroporti e luoghi di fruizione turistica.
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Via | Repubblica.it; Ansa