Fecondazione eterologa, ecco i diritti dei figli
Potranno conoscere il genitore biologico al compimento dei 25 anni di età. Ecco cosa ha spiegato il Ministro Lorenzin in un'intervista al Fatto Quotidiano
Sono passati ormai mesi da quando il divieto di fecondazione eterologa presente nella Legge 40 è decaduto. Pochi giorni fa è arrivato anche l’annuncio delle prime gravidanze ottenute utilizzando gameti ottenuti da un donatore esterno alla coppia (anche se almeno in un caso rimangono ancora dei dubbi sulla veridicità della gravidanza annunciata). Nel frattempo molto si è detto circa i donatori: chi può ambire a diventarlo? Sarà retribuito? Quanti gameti potrà donare? Meno spesso si è sentito parlare dei diritti dei figli che nasceranno proprio grazie alla fecondazione eterologa, in particolare su quello di sapere che uno dei due genitori che li crescerà non è il suo padre o la sua madre biologica. A parlarne in modo piuttosto chiaro è invece il decreto presentato qualche giorno fa in Commissione Affari sociali alla camera dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che chiarisce: i nascituri potranno conoscere l’identità dei loro genitori biologici, ma solo dopo aver compiuto i 25 anni.
Lorenzin ha spiegato ciò che sta alla base di questa norma in un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano. Ancora una volta, l’Italia starebbe guardando all’estero, in particolare a quei paesi in cui la fecondazione eterologa è realtà ormai da tempo. Qui, inizialmente, non era stato riconosciuto il diritto a conoscere l’identità del donatore. In molti casi, però, questo divieto è stato eliminato dopo diverse cause intentate da persone nate con fecondazione eterologa per conoscere i loro genitori biologici. Per questo motivo anche l’Italia riconoscerebbe il diritto di conoscere la propria identità biologica.
Il Ministro ha anche riconosciuto che in realtà il diritto a conoscere la propria origine, che segue quello di sapere di essere nato da fecondazione eterologa, non è un problema prettamente sanitario. Tuttavia, è la stessa Lorenzin a ricordare che poter risalire al donatore è utile anche in caso di necessità mediche e sanitarie.
In quel caso
ha spiegato Lorenzin al Fatto
sarà il Servizio Sanitario Nazionale ad intervenire risalendo al donatore tramite il registro e non il singolo nato o un suo familiare, a tutela proprio dell’anonimato del donatore.
Ciò non significa che il donatore avrà degli obblighi anzi, potrà anche negare ogni collaborazione e ogni contatto. Allo stesso tempo, però, al momento non è previsto che un donatore possa pretendere di avere informazioni sul destino dei propri gameti. In altre parole, un donatore non avrà il diritto di sapere se le sue donazioni si sono concretizzate nella nascita di uno o più bambini.
Anche stabilendo queste regole potrebbero restare ancora dei problemi. Se un figlio di fecondazione eterologa avrà il diritto, a 25 anni, a conoscere le generalità dei suoi genitori, come potrà il donatore far valere la sua decisione di non voler essere contattato in alcun modo? Accanto a domande come questa, che resta senza nemmeno un accenno di risposta, ce ne sono altre cui sembra essere già trovata una soluzione. Lorenzin ha ad esempio fatto sapere che sono già stati definiti i futuri controllori della banca dati dei donatori che permetterà di risalire ai genitori biologici (l’Istituto Superiore di sanità e il Centro Nazionale Trapianti), che il modello di donazione sarà quello già seguito nel caso dei trapianti di midollo osseo, che per ogni donatore ci sarà un limite di 10 figli e che una coppia che avrà già avuto un figlio con l’eterologa, pur non potendo mai scegliere nessuna caratteristica del donatore, potrà chiedere di avere un secondo figlio utilizzando gameti dello stesso donatore.
Tutte queste, però, al momento restano solo parole. Il decreto, infatti, deve essere ancora vagliato e approvato e la discussione sui suoi contenuti è ancora totalmente aperta.
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Via | Il Fatto Quotidiano