Avastin, Società oftalmologica italiana contro Aifa: “Le misure adottate non sono sufficienti”
Secondo gli oculisti molti pazienti restano esclusi dalla possibilità di utilizzare il farmaco e chi potrà farlo potrebbe dover affrontare difficoltà logistiche non indifferenti
Le recenti decisioni dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) riguardo la rimborsabilità di Avastin di Roche non sembrano essere sufficienti a soddisfare le richieste di chi sostiene ormai da tempo l’equivalenza tra questo farmaco e Lucentis, medicinale prodotto da Novartis e approvato da tempo per l’uso in ambito oftalmologico, ma molto più caro rispetto ad Avastin. Una su tutte la voce che si fa sentire in questi giorni: quella degli oculisti della Società oftalmologica italiana (Soi), secondo cui le misure adottate non sarebbero sufficienti.
Secondo la Soi la reintroduzione di Avastin nell’elenco dei farmaci erogabili attraverso il Servizio sanitario nazionale per la cura delle patologie oftalmiche – da cui il medicinale era stato escluso nella stessa Aifa nell’ottobre 2012 – sarebbe associata a “una serie di vincoli scientificamente incomprensibili e ingiustificati”.
L’Agenzia del farmaco ha infatti limitato la rimborsabilità di Avastin al caso della maculopatia senile, escludendo altri pazienti che secondo gli esperti Soi potrebbero trarre benefici dal suo impiego. Qualche esempio? I giovani miopi e i diabeti, che peraltro rappresenterebbero la maggioranza dei pazienti che ne hanno bisogno.
Come se non bastasse
aggiunge la Soi in una nota stampa ufficiale
nel riportare in rimborsabilità Avastin Aifa introduce una serie di limitazioni che porteranno a contingentare l’utilizzo del farmaco limitandolo a pochi centri e che gettano ancora ombre sulla sicurezza di Avastin.
La Società spiega il quadro delineato dalle ultime decisioni dell’Aifa: il paziente che dovrà essere trattato con Avastin dovrà rivolgersi obbligatoriamente a una struttura pubblica individuata dalla Regione (senza che, di fatto, esistano centri di eccellenza in campo oculistico). Per rispettare le linee guida per una cura adeguata dovrà farlo almeno 4 volte al mese, in alcuni casi per sottoporsi alle iniezioni, altre volte per le visite di controllo, per un totale di 75 accessi ogni 3 anni. Secondo la Soi tutto ciò evidenzia l’assurdità “di questo inutile vincolo che vale per Avastin che costa poco ma non per Lucentis che costa tanto”.
E’ l’inizio di una “paralisi terapeutica”
paventa la Società
che vedrà pochi centri presi d’assalto da migliaia di pazienti in cerca di cure adeguate e a cui non sarà possibile dare una adeguata assistenza.
Con queste indicazioni il “Sistema Sanità” contraddice se stesso: da anni ha deciso che tutta la chirurgia oculistica deve essere eseguita in regime ambulatoriale e quindi al di fuori dei ricoveri ospedalieri.
Secondo Matteo Piovella, presidente della Soi,
le scelte adottate dal “Sistema Sanità” non sono in grado di garantire il diritto alla cura per decine di migliaia di pazienti che rischiano di perdere la vista. Il rispetto del diritto alla cura non può essere condizionato e mancano ancora regole chiare e trasparenti che consentano ai medici oculisti italiani di assumersi serenamente la responsabilità di curare i pazienti con Avastin off-label: allo stato il sistema sanitario invece di sostenere e di allearsi con i medici oculisti virtuosi, crea ostacoli inutili che ne impediscono l’attività clinica finalizzata alla cura dei pazienti.
La Società si è resa disponibile per fornire un parere tecnico-scientifico sui farmaci da utilizzare in oculistica, senza omettere un’amara constatazione: anche le istituzioni sanitarie di Repubblica Ceca, Cile e Ungheria hanno richiesto la consulenza e il parere della Soi per migliorare l’accesso alle terapie per i pazienti affetti da maculopatia.
Evidentemente
conclude Piovella
l’impegno e la competenza di SOI tanto apprezzati internazionalmente, oggi creano al “Sistema Italia” solo imbarazzo.
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Foto | da Pinterest di surgicalcaps