Giornate dello Scompenso Cardiaco, arrivano le ricette salvacuore di Gualtiero Marchesi
Colpisce più di 600 mila italiani, ma spesso i suoi sintomi non sono conosciuti. Ecco cos'è lo scompenso cardiaco e come combatterlo anche in cucina
Il 9, 10 e 11 maggio 2014 l’Europa celebrerà le Giornate dello Scompenso Cardiaco. L’iniziativa, nata nel 2010 dall’impegno congiunto delle Società Nazionali dello Scompenso Cardiaco di tutta Europa, mira ad attirare l’attenzione sull’importanza dell’aumento della consapevolezza dei pazienti e dei loro familiari sui sintomi di questo disturbo, ma non solo. Ugualmente importanti per combattere questa patologia, che nella sua forma acuta è la causa più frequente di ricovero in ospedale al di sopra dei 65 anni, sono la diagnosi precoce e la disponibilità di terapie adeguate.
Anche l’alimentazione può fare la sua parte. Per questo in occasione dell’evento gli esperti del Centro per la Prevenzione e Cura delle Malattie Cardiovascolari dell’Università di Ferrara regalano a tutti le ricette salvacuore dello chef Gualtiero Marchesi che anche voi lettori di Benessereblog potrete conoscere nei dettagli guardando i video che accompagnano questo post.
Ma quali sono le caratteristiche di questa malattia? Chi può colpire? E come si cura?
Scompenso cardiaco, una vera epidemia
In Italia lo scompenso cardiaco, una patologia dal carattere invalidante in cui il cuore non riesce più a pompare abbastanza sangue nell’organismo, colpisce più di 600 mila persone. Secondo le stime dopo i 40 anni 1 italiano su 5 è destinato a svilupparlo, andando incontro al rischio di episodi di scompenso cardiaco acuto i cui sintomi principali sono un’improvvisa sensazione di soffocamento, un rapido aumento di peso causato all’accumulo di liquidi e un grave affaticamento.
Il 30-40% dei pazienti ospedalizzati per scompenso cardiaco è costretto a ritornare in ospedale entro un anno dal primo ricovero
spiega Marco Metra, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Cardiologia degli Spedali Civili e dell’Università di Brescia.
Di questi, il 20-30% muore entro un anno dall’episodio.
Nel nostro ospedale abbiamo almeno un ricovero al giorno per scompenso cardiaco e nell’arco dei prossimi vent’anni ci si aspetta in Italia un aumento del 25% del numero di pazienti
racconta Metra aggiungendo che purtroppo
la ricerca non è ancora riuscita a ottenere risultati consistenti per migliorare la prognosi di questi pazienti e interrompere la spirale di progressivo peggioramento innescata da ogni episodio di scompenso cardiaco acuto.
Roberto Ferrari, direttore della Cattedra di Cardiologia dell’Università degli Studi di Ferrara, ha spiegato che l’aumento dell’incidenza della patologia è
in parte dovuto all’invecchiamento della popolazione e in parte conseguenza dei successi della cardiologia. Oggi si sopravvive sempre di più agli infarti e si entra in una situazione di scompenso cardiaco cronico, che richiede un’attenta gestione da parte del medico ma anche una forte adesione alle cure da parte del paziente.
Per questo è utile un’assunzione di responsabilità da parte del paziente, della famiglia e della componente medica. Tale presa di responsabilità è lo scopo dell’attività svolta dal Centro per la Prevenzione e Cura delle Malattie Cardiovascolari dell’Università di Ferrara, che utilizza tecniche di medicina narrativa, attività fisica ed educazione alimentare quali terapie coadiuvanti la terapia medica.
Proprio in occasione delle Giornate Europee dello Scompenso Cardiaco il Centro ha ospitato lo chef Gualtiero Marchesi, che per l’occasione ha realizzato i piatti speciali dedicati alla salute del cuore, di cui potete scoprire i dettagli guardando le videoricette che accompagnano questo post.
Al Centro la gestione multidisciplinare dello scompenso cardiaco prevede anche un approccio narrativo che come spiega Loredana La Vecchia, ricercatrice della Scuola E-Learning di Ateneo dell’Università degli Studi di Ferrara,
ha lo scopo di portare alla luce i significati soggettivi che ogni paziente dà all’esperienza traumatica vissuta.
Conoscere, attraverso l’ascolto, come l’episodio di scompenso acuto è interpretato e quindi il senso che a esso è stato dato dal paziente, divenendo così parte della sua storia di vita, è fondamentale per la costruzione di un percorso terapeutico condiviso. Partendo proprio dai racconti dei pazienti, si può sviluppare un approccio olistico al trattamento, il solo, crediamo, in grado di colmare la scissura tra le ragioni della medicina e quelle delle genti.
A Brescia si sperimenta invece una nuova molecola, la serelaxina, che nei primi test ha dimostrato la sua capacità di migliorare la prognosi e ridurre i tempi di ricovero.
A questo primo studio
racconta Metra
fa ora seguito un altro studio ancora più ampio (più di 6.300 pazienti reclutati in 30 nazioni) che ha lo scopo di confermare i dati sulla mortalità.
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