Benessereblog Salute Scambio di embrioni all’ospedale Pertini di Roma, donna è incinta dei gemelli di un’altra coppia

Scambio di embrioni all’ospedale Pertini di Roma, donna è incinta dei gemelli di un’altra coppia

L'errore risalirebbe allo scorso 4 dicembre

Scambio di embrioni all’ospedale Pertini di Roma, donna è incinta dei gemelli di un’altra coppia
    Aggiornamento del 14 Aprile. Come prevedibile la vicenda della coppia sottoposta alle procedure di riproduzione medicalmente assistita presso l’Ospedale Pertini di Roma e ora in attesa di due gemelli che, stando alle analisi condotte, non sarebbero suoi figli biologici ha scatenato il panico fra i pazienti che in passato si sono rivolti alla struttura capitolina per far fronte ai loro problemi di fertilità.

    In questi giorni sono infatti state numerose le telefonate giunte all’Ospedale per chiedere rassicurazioni sul fatto che non ci siano stati altri scambi di embrioni.

    Per questo motivo la struttura sta effettuando ulteriori accertamenti

    anche per tranquillizzare le altre coppie.

Non si può certo dire che l’Ospedale Sandro Pertini di Roma stia vivendo un momento di splendore mediatico. Dopo il caso della donna costretta ad abortire da sola in bagno, oggi le cronache ci raccontano un altro caso che coinvolge l’azienda ospedaliera capitolina, dove per uno scambio di embrioni una donna si sarebbe ritrovata incinta dei gemelli di un’altra coppia che si era rivolta all’Unità di fisiopatologia per la riproduzione e la sterilità del Pertini per riuscire a concepire un bambino.

Il caso è stato portato all’attenzione pubblica dal quotidiano La Stampa, secondo cui lo scambio di embrioni risalirebbe allo scorso 4 dicembre. Ad essere coinvolte sarebbero 4 coppie, che in quella data si sono sottoposte ai trattamenti di procreazione medicalmente assistita presso la struttura capitolina.

I test condotti sugli embrioni che hanno attecchito nel ventre di una delle 4 donne, ora incinta al quarto mese di gestazione, avrebbero rilevato un’incompatibilità genetica con quelli che avrebbero dovuto essere i loro genitori biologici. Ciò getta sospetti anche sugli embrioni trasferiti nell’utero delle altre 3 donne. In uno dei casi la procedura non è andata a buon fine, ma per le altre due coppie c’è il rischio di essere state coinvolte a loro volta in uno scambio.

La posizione delle istituzioni

Secondo quanto riportato da La Stampa l’Unità medica per la sterilità dell’azienda ospedaliera sarebbe stata chiusa ormai da un paio di settimane dalla Regione Lazio, che per volere del presidente Nicola Zingaretti e d’accordo con Vitaliano De Salazar, direttore generale del Pertini (non ancora in carica all’epoca dei fatti), avrebbe anche istituito una commissione di esperti, affidata al rettore dell’Università di Roma “Tor Vergata” Giuseppe Novelli, per fare chiarezza sul caso. Novelli dovrebbe visionare gli atti domani, lunedì 14 aprile, alle ore 17.

L’Asl Roma B, cui fa capo il Pertini, sarebbe intanto in attesa di un test di conferma definitivo dell’incompatibilità genetica dei due bambini con la donna che li porta in grembo e il suo compagno. Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin avrebbe invece dichiarato di essere venuta a conoscenza della vicenda dai giornali. Ora il Ministero intende condurre un’ispezione per verificare le procedure.

    Aggiornamento. Quella che sta per abbattersi sulla Regione Lazio sembra essere l’ennesima vera e propria bufera. Dopo le dichiarazioni del Ministro Lorenzin, che ribadendo di fornte alle telecamere dei telegiornali di non essere stata informata dello scambio di embrioni avvenuto all’Ospedale Sandro Pertini ha sottolineato che la vicenda fa nascere la necessità non di rivedere i contenuti della legge 40 in materia di procreazione medicalmente assistita (PMA), ma di verificare che le procedure rigorosamente prestabilite siano state effettivamente seguite dagli operatori della struttura capitolina, anche Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni per la liberta’ di ricerca scientifica, sottolinea che lo scambio di embrioni avvenuto al Pertini

    non ha nulla che fare con i divieti cancellati dalla legge 40, ma è responsabilità della Regione e del centro di PMA.

    Quello che è accaduto presso l’Ospedale Sandro Pertini non c’entra nulla con i divieti cancellati dalla legge 40, ma fa emergere la mancanza di applicazione delle garanzie della legge 40 che all’ articolo 10 lettera d) prevede che le regioni effettuino controlli presso i centri di fecondazione medicalmente assistita per la verifica dei requisiti tecnico-scientifici e organizzativi delle strutture.

    Filomena Gallo, che è avvocato, ricorda come già durante la scorsa legislatura siano state sollevate interrogazioni regionali sui problemi derivanti dalla mancata applicazione da parte della Regione Lazio dell’articolo 10 della legge 40.

    Il Lazio

    spiega Gallo

    risultava essere l’unica regione d’Italia dove i centri nonostante le richieste degli stessi responsabili non erano stati autorizzati e non venivano effettuati controlli. Nonostante il cambio di governo regionale come si evince a 10 anni dall’entrata in vigore della legge 40/04 sul sito del registro nazionale PMA risulta che ‘La Regione Lazio non ha ancora emanato le autorizzazioni dei centri per l’applicazione di tecniche di PMA – legge 40/2004’.

    Le interrogazioni si sono scontrate con il silenzio dell’allora in carica presidente della Regione Renata Polverini e con il lento processo di verifica messo in atto dall’attuale governatore Nicola Zingaretti

    ma pur cambiando i governi

    afferma Gallo

    l’inerzia della P.A. non trova confini e va a danno dei cittadini.

    Quello che è accaduto presso l’Ospedale Pertini è di una gravità assoluta, così anche ciò che è accaduto negli anni scorsi al S. Filippo Neri dove a causa di un incidente furono distrutti tutti gli embrioni: tutto ciò poteva essere evitato se la parte della legge 40 di competenza delle regioni e degli organismi tecnici fosse stata adeguata, ma così non è stato. Occorre che gli amministratori e la politica prendano atto che equità nell’accesso alle cure significa garanzie per i pazienti che devono vedere rispettati i lori diritti nella più completa tutela.

    In Italia i centri di fecondazione medicalmente assistita hanno alto livello di requisiti tecnico-scientifici e organizzativi e i centri che non rispondono a tali requisiti devono essere sostituiti da altri senza creare interruzione di servizi per i pazienti.

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Via | Ansa; Agi

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