Glutine, il mondo delle intolleranze a Nutrimi 2014
Apre oggi i battenti Nutrimi 2014, l'VIII Forum Internazionale di Nutrizione Pratica che si svolge ormai ogni anno a Milano nella splendida cornice del Palazzo delle Stelline. Come lo scorso anno, anche in questa occasione Benessereblog ha voluto essere presente per raccontarvi le ultime novità in ambito di nutrizione e fare il punto della situazione sulle principali tematiche che vedono incrociarsi salute e alimentazione. Eccoci qui per raccontarvi ciò che abbiamo imparato sul mondo delle intolleranze al glutine
Il glutine non è di certo un illustre sconosciuto. Questa notorietà non è dovuta al caso: si tratta, infatti, della proteina alimentare più rappresentata nella nostra dieta. Il suo nome viene nella maggior parte dei casi associato a quella di un disturbo sempre più diffuso, la celiachia, ma in realtà il panorama in cui si inserisce questa patologia è quello, molto più ampio, delle intolleranze al glutine. Un panorama la cui varietà non sorprende proprio alla luce dell’ampia diffusione del glutine nell’alimentazione moderna.
A parlarne in occasione di Nutrimi 2014, l’VIII Forum Internazionale di Nutrizione Pratica, è stato Carlo Catassi, professore associato di Pediatria all’Università Politecnica delle Marche di Ancona.
Catassi ha ricordato che la celiachia è solo il primo dei disturbi associati al glutine ad essere stato descritto. L’uomo l’ha “scoperta” ormai più di 2000 anni fa, mentre le prime forme di allergie alle proteine del frumento mediate da anticorpi (le IgE, immunoglobuline E) sono state identificate più recentemente, alcuni secoli fa. Solo nel 2010 ha invece fatto la sua comparsa la sensibilità al glutine, un disturbo dalle basi apparentemente ben distinte dalla celiachia che è oggi più che mai al centro dell’attenzione medico scientifica.
La celiachia è una patologia autoimmune complessa, un po’ come diabete di tipo I
ha spiegato Catassi, precisando che
la sensibilità al glutine di tipo non celiaco non ha nulla a che vedere con la celiachia.
Ma quali sono gli aspetti che rendono questi due disturbi così diversi fra loro?
- Non dimenticate di scaricare la Blogo App, per essere sempre aggiornati sui nostri contenuti. E’ disponibile su App Store e su Google Play ed è gratuita.
La celiachia e l’iceberg celiaco
Come è ormai noto ai più, l’organo bersaglio della celiachia è l’intestino, dove il disturbo si manifesta con la degenerazione dei villi indispensabili per un efficiente assorbimento dei nutrienti. Nella sua comparsa entrano in gioco molti fattori, in particolare il substrato genetico (esistono diverse decine di geni che promuovono la celiachia o che proteggono dalla sua comparsa) e diversi fattori ambientali, rappresentati non solo dal consumo di alimenti contenenti glutine, ma anche da alcuni aspetti della nutrizione durante l’infanzia, infezioni e altro ancora.
Mezzi diagnostici estremamente sensibili, accurati e precisi hanno fatto fare enormi passi avanti nella diagnosi. Attualmente è noto che nelle culture occidentali la frequenza media di celiachia è intorno all’1% della popolazione generale. Non si tratta, quindi, di una patologia rara, ma di una malattia con un impatto psicosociale di grande importanza.
In realtà esiste una disomogeneità notevole nella sua incidenza nelle diverse popolazioni, ma i fattori alla base di queste differenze non sono ancora tutti noti. Ciò che è certo è che si tratta di una patologia in aumento, e questo non dipende dalla maggiore capacità dei medici di fare diagnosi, né può avere una semplice spiegazione genetica, perché il forte aumento osservato è stato registrato in un lasso di tempo molto breve. Per questo gli esperti ritengono che ad entrare in gioco siano fattori ambientali. A sostegno di questa ipotesi c’è anche l’evidenza che la celiachia è sempre più diffusa anche nei paesi orientali, dove la globalizzazione del consumo di frumento ha introdotto abitudini alimentari diverse rispetto a quelle tradizionali.
In questo panorama il problema per i tecnici del settore è far emergere il cosiddetto “iceberg celiaco“, cioè quel gran numero di casi “sommersi” che sfuggono alla diagnosi, forme atipiche e silenti estremamente comuni, che è importante identificare perché chi ne soffre non è esente dal rischio di complicazioni. C’è chi sostiene che l’esistenza di questo iceberg sommerso giustifichi la messa in atto di screening di massa, mentre altri esperti sostengono che sia meglio concentrarsi solo sulle persone con segni sospetti. Ciò che è certo è che il problema esiste e non deve essere sottovalutato.
Sensibilità al glutine non celiaca, una “nuova” malattia
La sensibilità al glutine di tipo non celiaco non ha nulla a che vedere con la celiachia. Anche se come quest’ultima causa disturbi intestinali, ad entrare in gioco sono anche disturbi extra intestinali, soprattutto neurologici ma anche cutanei, anemia e stanchezza cronica. Non solo, nel caso della sensibilità al glutine non sono presenti anticorpi diretti contro l’intestino e non sono presenti alterazioni dei villi intestinali.
Anche la latenza dei due disturbi è molto diversa. Mentre, infatti, la celiachia può impiegare settimane, mesi o addirittura anni per manifestarsi, nel caso della sensibilità al glutine i sintomi richiedono molto meno tempo per diventare evidenti. Infine, nel caso della sensibilità non ci sono le comorbidità con altre patologie di tipo autoimmune tipiche della celiachia.
Da un punto di vista diagnostico non ci sono ancora i mezzi per identificare con facilità questi casi. Per di più c’è una certa sovrapposizione con la sindrome del colon irritabile, molto diffusa nella popolazione adulta.
In realtà si pensa che a scatenare questo disturbo potrebbero essere anche altre componenti della farina di frumento, come gli inibitori dell’amilasi tripsina o alcuni carboidrati di natura polisaccardica e polioli. Nonostante ciò chi soffre di questo disturbo ha come unica soluzione la stessa a disposizione dei celiaci: seguire una dieta senza glutine.
Ci sono ancora molti punti interrogativi
ha sottolineato Catassi
La ricerca è molto attiva per cercare di dare molte risposte e l’interesse scientifico è molto ampio.
D’altra parte, l’interesse è alto anche nella popolazione, dove si sono diffuse mode alimentari che non hanno nulla a che fare con la realtà medico-scientifica.
Molte persone credono di avere a che fare con problemi con il glutine (circa il 10%), ma in realtà solo il 3% segue diete senza glutine prescritte da un medico e le diagnosi accertate sono ancora meno (circa l’1%)
spiega l’esperto.
Bisogna fare una distinzione tra quello che è un problema scientifico e quello che invece non lo è.
Di autismo e dintorni
Catassi ha riportato anche l’attenzione sul possibile legame tra la celiachia e l’autismo. Secondo una teoria di molti anni fa sulla patogenesi dell’autismo almeno in alcuni casi si potrebbe avere a che fare con un effetto neurotossico di peptidi alimentari, come il glutine o la caseina, a causa di un’aumentata permeabilità dell’intestino alle proteine. Di recente ci sono state deboli conferme di questa associazione, ma Catassi ha sottolineato che
possiamo dire con certezza che l’autismo non è associato alla celiachia
ma che in alcuni casi nella patogenesi di questo disturbo possano entrare in gioco anche problemi a livello intestinale. Per questo gli esperti stanno ragionando su possibili interventi nutrizionali.
Un altro caso è quello dell’atassia da glutine, una grave patologia neurologica legata in alcuni casi a una reazione autoimmune scatenata dal glutine. Anche in questo caso, come in quello della celiachia, sono presenti degli anticorpi, ma il danno è indirizzato al cervelletto anziché all’intestino. Alcuni casi prima considerati idiopatici (cioè senza una causa apparente) si sono in realtà rivelati atassia da glutine.
In realtà le patologie per cui potrebbe esistere una relazione con l’assunzione di glutine sono tante.
Ci sono molti casi ancora da studiare che potrebbero essere associati a intolleranza a glutine
ha sottolineato Catassi.
Per trattare tutti questi disturbi è fondamentale una dieta priva di frumento e degli altri cereali che contengono glutine. Ma vogliamo scoraggiare l’autodiagnosi.
In altre parole, prima di “decidere” di avere problemi con il glutine è indispensabile rivolgersi a un medico.