Caso Avastin-Lucentis, l’Aifa respinge le accuse di corruzione
L'Agenzia italiana del farmaco si dichiara estranea alle vicende che sono costate a Roche e Novartis una maxi-multa milionaria. Ripercorriamo insieme la storia dei foglietti illustrativi dei due farmaci in questione
Il caso Avastin-Lucentis sembra destinato far parlare di sé a lungo. Dopo le dichiarazioni delle aziende farmaceutiche coinvolte nella vicenda (Novartis e Roche) anche l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) fa sentire la sua voce, respingendo le accuse di corruzione sollevate nei suoi confronti nei giorni scorsi e sottolineando di non avere gli strumenti dell’Antitrust per prevenire distorsioni della regolare concorrenza.
L’Agenzia fa sapere attraverso una nota stampa che
pur essendo certa di aver chiarito la verità dei fatti dal punto di vista regolatorio, in considerazione di talune dichiarazioni effettuate nei propri confronti, l’Aifa agirà nelle sedi competenti per la tutela dei propri diritti nei confronti di chi ha collegato l’intesa collusiva tra due imprese farmaceutiche accertata dall’Antitrust che in sé non coinvolge la responsabilità dell’Aifa, né tale circostanza emerge dalla decisione dell’Autorità garante.
L’Aifa sottolinea di non avere “né i poteri né gli strumenti in possesso dell’Antitrust per prevenire e contrastare i comportamenti da quest’ultima sanzionati” e di non comprendere “come si possa ricollegare direttamente il comportamento elusivo delle aziende con l’ipotesi di episodi di corruzione che possano coinvolgere – più o meno direttamente – l’Agenzia”.
L’Aifa è stata però tirata in causa anche dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che ha sottolineato che l’Agenzia è l’unica a poter dare una risposta sulla sicurezza dei due farmaci. Ma cosa si sa, al momento, a tal proposito? Ripercorriamo insieme la storia dei foglietti illustrativi dei due farmaci.
Il caso Avastin-Lucentis
Nei giorni scorsi anche Benessereblog si è occupato della vicenda che ha coinvolto le due Big Pharma Roche e Novartis, condannate dall’Antitrust ad una salatissima multa per aver violato le regole della concorrenza accordandosi per spartirsi fette del mercato farmaceutico con due loro farmaci, rispettivamente Avastin, utilizzato come antitumorale, e Lucentis, che è invece approvato per trattare diverse patologie oculari che possono portare alla perdita della vista.
Entrambi i farmaci hanno come bersaglio una molecola, il VEGF, che promuove la formazione di nuovi vasi sanguigni ed entrambi lo fanno utilizzando un anticorpo (il bevacizumab nel caso di Avastin, il ranibizumab nel caso di Lucentis) che legandosi ad essa le impediscono di attivare i meccanismi che portano allo sviluppo dei vasi sanguigni. Il secondo, però, lo fa ad un prezzo (inteso proprio a livello di euro) molto più elevato rispetto al primo. Ne deriva che per curare le patologie oculari per cui è riportata l’indicazione nel foglietto illustrativo di Lucentis il Servizio Sanitario Nazionale spende molto più di quanto spenderebbe se potesse utilizzare Avastin, il cui uso e la cui rimborsabilità è autorizzato solo come agente antitumorale.
Già diverso tempo fa criticità della situazione è stata portata all’attenzione del Ministero della Salute e dell’Aifa dagli stessi oculisti. In un documento datato 16 ottobre 2012, indirizzato all’allora Ministro della Salute Renato Balduzzi e al Direttore Generale dell’Aifa Luca Pani, l’Associazione Italiana Medici Oculisti (Aimo) ripercorre l’intera vicenda.
Sottolineando che i farmaci anti-angiogenici (come Avastin e Lucentis) “rappresentano una concreta prospettiva terapeutica” per i pazienti che sono affetti da patologie oculari caratterizzate dalla formazione di nuovi vasi sanguigni, l’Aimo spiega che fino al dicembre 2008 Lucentis non era rimborsabile, mentre Avastin veniva rimborsato come farmaco “off label” (ossia utilizzato per trattare condizioni non indicate nel foglietto illustrativo) per trattare due tipi di patologie oculari caratterizzate dalla formazione di nuovi vasi sanguigni, le maculopatie essudative e il glaucoma neovascolare.
In un secondo momento l’Aifa ha stabilito che l’uso di Lucentis per il trattamento della degenerazione maculare essudativa legata all’età, insieme a quello di un altro farmaco, il Macugen di Pfizer, rientrasse nella classe H/OSP1, cioè che potesse essere rimborsato quando adeguatamente prescritto “in ambiente ospedaliero o in una struttura ad esso assimilabile”. Successivamente a questa decisione Avastin è stato escluso dall’elenco dei farmaci rimborsabili per uso “off label” della degenerazione maculare essudativa legata all’età, ma è rimasto ancora erogabile in caso di maculopatie essudative correlate all’età già in trattamento con Bevacizumab, di maculopatie essudative non correlate all’età e del glaucoma neovascolare.
La storia non finisce però qui. Nel 2010 un’ulteriore modifica delle indicazioni terapeutiche di Avastin ne ha limitato ulteriormente la rimborsabilità, riservandola al trattamento delle maculopatie essudative non correlate all’età e del glaucoma neovascolare, fino a che, nel mese di settembre del 2012, la Commissione Tecnico Scientifica dell’Aifa ha disposto la rimozione dell’indicazione dell’uso di Avastin per iniezioni nell’occhio in seguito a segnalazioni del Committee for Medicinal Products for Human Use dell’EMA (European Medicines Agency) di gravi effetti collaterali come emorragie non oculari e tromboembolie arteriose.
L’uso “off label” di Avastin
A proposito dell’uso “off label” di Avastin, risultano particolarmente interessanti le informazioni riportate nella scheda informativa per il consenso informato del paziente predisposta dalla Società Oftalmologica Italiana (Soi).
Secondo la Soi le complicanze inserite nella scheda tecnica di Avastin riguardo al suo uso per iniezioni nell’occhio
sono tipiche di tutti i farmaci anti-VEGF e, quindi, anche dei farmaci on-label come Lucentis e Macugen.
La Soi spiega che
il Bevacizumab [Avastin , ndr] è stato originariamente disegnato e sviluppato per il trattamento del carcinoma del colon e del retto metastatico per una somministrazione di 5mg/Kg per via endovenosa con frequenza bisettimanale per un numero di infusioni variabile in base alla risposta clinica.
In ambito oftalmologico viene utilizzato per via intravitreale a dosaggi molto inferiori (1.0, 1.25, 1.5, 2.0 o 2.5 mg) a seconda dei diversi studi riportati in letteratura. Tali quantità sono somministrate a cadenza mensile e con regimi di somministrazione variabili: una o tre iniezioni iniziali e successive re-iniezioni sulla base di criteri anatomici e funzionali di persistenza o recidiva della lesione neovascolare.
Secondo quanto riportato nella scheda informativa, gli effetti collaterali delle iniezioni nell’occhio sono “presumibilmente meno importanti” rispetto a quelli delle infusioni endovenose sia perché i pazienti trattati per patologie oculari ricevono una dose “significativamente inferiore” di Avastin e solo nell’occhio, sia perché “sono in generale in uno stato di salute migliore rispetto ai pazienti con tumori del colon-retto metastatico”.
I possibili effetti collaterali dell’uso intravitreale di Avastin e di Lucentis
Nella stessa scheda informativa della Soi vengono riportati i risultati degli studi controllati e indipendenti che hanno confrontato l’uso per iniezioni nell’occhio di Avastin con quello di Lucentis. Le conclusioni sarebbero che:
– Avastin e Lucentis hanno effetti equivalenti sull’acuità visiva
– la somministrazione “al bisogno” è sostanzialmente efficace quanto il trattamento mensile
– durante il secondo anno, i pazienti trattati con Avastin al bisogno hanno richiesto in media 6.8 iniezioni mentre quelli trattati con Lucentis al bisogno hanno richiesto in media 5.7 iniezioni; in pratica una iniezione in più all’anno per i pazienti trattati con Avastin
– nei pazienti trattati con Avastin si osserva un minor riassorbimento del liquido maculare ed un aumento dell’area della lesione rispetto a quelli trattati con Lucentis senza che questa differenza incida sull’acuità visiva
– nei pazienti trattati con Lucentis si rileva una maggiore tendenza allo sviluppo di atrofia geografica
– la proporzione di eventi vascolari sistemici è risultata estremamente bassa per entrambi i farmaci;
– l’incidenza di uno o più eventi sistemici gravi è maggiore nel gruppo trattato con Avastin
– per entrambi i farmaci si sono osservati più eventi avversi nei soggetti trattati “al bisogno” rispetto a quelli in trattamento mensile, per cui l’insorgenza di questi eventi non sembrerebbe dose-dipendente
– l’incidenza di endoftalmite non risulta significativamente diversa tra i due farmaci.
Le indagini dell’Antitrust sono arrivate alla conclusione che le due multinazionali si sarebbero messe d’accordo per sabotare le ricerche indipendenti che dimostravano l’equivalenza tra i due farmaci e trarre profitti a danno dei malati e del sistema sanitario. Roche e Norvartis respingono le accuse, ma per il momento le maxi-multe rimangono.
Nel frattempo la procura di Torino avrebbe iscritto dei soggetti privati nel registro degli indagati, fromulando diverse ipotesi di reato. Per ora, però, il riserbo è massimo.