Bambini, anche i nonni contribuiscono a una corretta educazione alimentare
Anche quando si tratta di alimentazione la famiglia è importante, ma gli italiani sembrano non rendersene conto
Anche quando si tratta di educazione alimentare il ruolo della famiglia è fondamentale. Ad entrare in gioco non sono però solo gli insegnamenti dei genitori, ma anche quelli dei nonni. A riportare l’attenzione sull’argomento è l’Osservatorio Nestlé – Fondazione ADI, secondo cui nonostante recenti ricerche abbiano dimostrato il ruolo fondamentale della trasmissione di corretti stili di vita di generazione in generazione, solo 3 italiani su 10 considerano la famiglia il principale punto di riferimento per l’adozione di abitudini alimentari corrette.
Secondo i dati della V edizione dell’Osservatorio Nestlé – Fondazione ADI solo per il 15% degli italiani i genitori sono la fonte principale di informazioni sui principi di una sana alimentazione e solo per un altro 15% anche i nonni sono punti di riferimento fondamentali anche da questo punto di vista. Eppure uno studio condotto dai ricercatori del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione Medica dell’Università di Monash e del Monash Asia Institute (Australia), pubblicato su Ecology of Food and Nutrition, ha dimostrato che nelle famiglie in cui i nonni hanno abitudini alimentari più corrette anche i nipoti seguono comportamenti alimentari più salutari.
La ricerca ha previsto l’analisi delle abitudini alimentari di 2.400 ragazzi di età compresa tra i 6 e i 13 anni e di quasi 1.800 individui anziani appartenenti alla stessa comunità. Ne è emerso che all’interno di una comunità le buone abitudini a tavola si sviluppano nel tempo coinvolgendo più generazioni, indipendentemente da fattori come le disponibilità economiche o il tempo passato dai ragazzi di fronte alla televisione.
Commentando i risultati di questo nuovo studio Giuseppe Fatati, esperto di nutrizione e coordinatore dell’Osservatorio Nestlé – Fondazione ADI, ha sottolineato che
gli esempi positivi dei genitori e dei nonni influenzano i comportamenti dei giovani e non solo quelli alimentari. I ragazzi ereditano non solo i geni ma anche, in qualche modo, lo stile di vita.
Secondo gli ultimi dati Istat e Coni, tra il 2009 e il 2010 i bimbi di 6-10 anni che fanno sport sono aumentati: 100mila praticanti in più. Eppure i giovani in sovrappeso tendono ad aumentare. É importante capire che fare sport due o tre volte la settimana non basta assolutamente, se per il resto della giornata l’alimentazione e l’attività fisica sono inadeguati.
Purtroppo come dimostrato dall’Osservatorio Nestlé – Fondazione ADI la famiglia rappresenta il principale punto di riferimento ai fini dell’educazione alimentare in meno di un terzo del campione; altrettanto si può dire per quanto riguarda lo stile di vita attivo. In mancanza di esempi positivi familiari gli interventi educazionali più o meno strutturati tendono a fallire.
Via | Comunicato stampa