Impiantata in Italia la prima mano bionica che dialoga con il cervello
L'Italia può vantare un primato unico nell'impianti di protesi alla mano: nel nostro paese, infatti, è stata impiantata la prima mano bionica su un arto amputato, che è in grado di dialogare con il cervello permettendo al paziente di sentire gli oggetti al tatto.
Dennis Aabo Sorensen ha ricevuto in Italia un trapianto di mano davvero unico nel suo genere: operato dopo l’amputazione del suo arto al Policlinico Gemelli di Roma, infatti, l’uomo ha ricevuto un prototipo di mano bionica, il LifeHand2, che è in grado di dialogare con il cervello, permettendo al paziende di sentire effettivamente gli oggetti che tocca. La mano artificiale sente quello che tocca, proprio come se fosse una mano vera, inviando al cervello la percezione e sensazione tattile corrispondente.
Si tratta della prima mano bionica impiantata e il successo è tutto italiano. Il paziente, un uomo di 36 anni di origine danese, dopo l’amputazione della mano sinistra a causa dello scoppio di un petardo è stato sottoposto al Policlinico Gemelli ad un intervento di otto ore, per realizzare delle sinapsi artificiali tra le fibre nervose del moncone della mano e i sensori dell’arto artificiale. La mano bionica di ultimissima generazione così installata permette a Dennis di sentire forma e consistenza degli oggetti che tocca, manipolandoli anche alla perfezione.
Al progetto ci hanno lavorato medici e bioingegneri dell’Università Cattolica-Policlinico Gemelli e dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e dell’Istituto San Raffaele di Roma, ma della ricerca si sono occupati anche l’Ecole Polytechnique Federale di Losanna e l’Istituto Imtek dell’università di Friburgo.
La mano bionica è stata poi sperimentata con questo paziente danese, che ha raccontato quello che ha provato nel sentire nuovamente gli oggetti con il suo nuovo arto artificiale:
Il feedback sensoriale è stata un’esperienza stupenda. Tornare a sentire la consistenza degli oggetti, capire se sono duri o morbidi e avvertire come li impugnavo è stato incredibile.
In otto giorni Dennis è riuscito a ritrovare il senso del tatto con un’accuratezza davvero impressionante.
Via | Corriere