Roma, sequestrato pesce scaduto nei ristoranti cinesi dell’Esquilino
Impossibilità di risalire all'origine dei cibi e norme igieniche non rispettate: ecco il quadro della situazione rilevato dalle autorità in uno dei quartieri più cosmopoliti della capitale
Mancata tracciabilità dei cibi, norme di conservazione non rispettate e scarsa igiene. Per non parlare del pesce scaduto. E’ questa la situazione riscontrata dalla Polizia nel tardo pomeriggio di ieri, 10 dicembre, nel quartiere Esquilino di Roma, noto per l’elevata concentrazione di attività commerciali gestite da stranieri, soprattutto cinesi. Questa volta le indagini delle autorità si sono concentrate su 4 ristoranti (3 dei quali specializzati in menu etnico cinese) e sono costate ai loro gestori ben 13 mila euro di multe.
Dodici le sanzioni amministrative applicate per assenza dei dati che consentono di risalire all’origine dei cibi o per il mancato rispetto delle norme igieniche necessarie per la loro conservazione. Non solo, gli agenti del Commissariato locale, che si sono avvalsi della collaborazione della Guardia Costiera e dell’Inps, hanno sequestrato 300 kg di prodotti a base di pesce ormai scaduti.
Quello di ieri è solo l’ennesimo di una serie di controlli effettuati dalle autorità nella capitale. Alla fine dello scorso mese la Polizia, la Capitaneria di Porto e l’Inps avevano sequestrato altri 300 kg di pesce non etichettato da 23 box del mercato rionale dello stesso quartiere. Le verifiche, iniziate dopo numerose segnalazioni da parte di associazioni di quartiere e cittadini, hanno portato anche alla denuncia del titolare (anch’egli cinese) di una macelleria. Il provvedimento è scattato in seguito al rilevamento di gravi violazioni delle norme igienico sanitarie. In totale il blitz ha portato a multe per circa 170 mila euro.