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Ictus, l’esposizione al tungsteno aumenta i rischi

Alti livelli del metallo nelle urine sono associati a un aumento della prevalenza di questo evento cardiovascolare. Sotto accusa i processi di produzione industriale

Ictus, l’esposizione al tungsteno aumenta i rischi

Computer e cellulari potrebbero aumentare il rischio di ictus. La colpa è del tungsteno, metallo utilizzato per la produzione di questi e di diversi altri prodotti industriali e militari. Infatti secondo una ricerca pubblicata su PLoS One dai ricercatori dell’University of Exeter (Regno Unito) accumulare alti livelli di questo elemento può raddoppiare il rischio di avere a che fare con questo evento cardiovascolare, che ad oggi rappresenta la seconda causa di decesso nel mondo occidentale.

Gli autori dello studio hanno analizzato i dati relativi a più di 8 mila individui di età compresa tra i 18 e i 74 anni raccolti nell’arco di 12 anni nell’ambito di una ricerca statunitense, l’US based National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES). Ne è emerso che alti livelli di tungsteno nelle urine sono associati a un aumento della prevalenza dell’ictus (ossia del numero dei casi rilevati rispetto a quello degli individui monitorati) indipendente da altri fattori di rischio. Non solo, i dati analizzati dimostrano che l’esposizione al tungsteno può essere un significativo fattore di rischio per l’ictus al di sotto dei 50 anni d’età.

Gli autori sottolineano che per il momento i livelli di tungsteno cui si può essere esposti sono piuttosto bassi, ma che l’aumento significativo dell’utilizzo di questo metallo potrebbe creare dei problemi non trascurabili. I processi produttivi potrebbero infatti portare al suo accumulo nell’ambiente.

Non siamo ancora sicuri del perché alcuni membri della popolazione abbiano livelli di tungsteno più elevati

ha spiegato Jessica Tyrell, primo autore della ricerca.

Un importante passo nella comprensione e nella prevenzione del rischio che può creare per la salute sarà capire come finisce nei nostri corpi.

Secondo un altro degli autori, Nicholas Osborne, l’associazione osservata potrebbe essere soltanto “la punta dell’iceberg”.

Con la comparsa di nuove numerose sostanze nell’ambiente stiamo accumulando un complesso “cocktail chimico” nei nostri organismi

ha sottolineato il ricercatore.

Attualmente abbiamo informazioni incredibilmente limitate sugli effetti sulla salute delle singole sostanze chimiche e nessuna ricerca ha studiato in che modo questi composti potrebbero interagire fra loro per influenzare la salute umana.

Via | EurekAlert!
Foto | da Flickr di jepoirrier

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