Neutropenia da chemioterapia: qual è la terapia migliore
Per neutropenia si intende la diminuzione del numero di neutrofili, un tipo di globulo bianco, nel sangue. Tra le cause che portano ad una carenza di questi leucociti abbiamo anche l'assunzione dei farmaci per la chemioterapia antitumorale. Come fare per riportare i livelli nella norma?
La neutropenia da chemioterapia è una situazione piuttosto comune nei pazienti che seguono questa terapia antitumorale: la carenza di neutrofili, un particolare tipo di globulo bianco presente nel sangue, può portare a contrarre con maggior facilità infezioni di vario tipo. E in un soggetto già debilitato come chi segue una terapia antitumorale con chemioterapia, può essere una condizione davvero molto particolare.
La chemioterapia antitumorale può portare con sè tanti piccoli o grandi disturbi, come ad esempio uno stato di neutropenia, che può essere più o meno grave, più o meno importante: si tratta di un effetto collaterale da non sottovalutare, anche perché una diminuzione di neutrofili, leucociti che si occupano di aiutare il sistema immunitario a combattere le infezioni, può provocare problemi in caso di infezione battericha.
Come combattere, allora, la carenza da neutrofili? I medici possono ridurre i fattori di rischio somministrando fattori di crescita granulocitari, per ridurre il rischio di neutropenia febbrile ed eventi infettivi. Se, però, ormai l’infezione in corso, bisogna ricorrere ad antibiotici ad ampio spettro e solitamente è necessario anche un ricovero in ospedale, per poter monitorare meglio la situazione. Il medico curante può anche decidere di ridurre la dose di chemioterapia, per evitare che la carenza di neutrofili si ripresenti nei cicli successivi di trattamento antitumorale.
Ad agosto scorso, poi, la Commissione Europea ha anche approvato un farmaco sviluppato dalla Teva per contrastare proprio la neutropenia da chemioterapia, farmaco messo in commercio con il marchio di Lonquex.
Via | Pharmastar