Addio ai dubbi: l’inquinamento causa il tumore al polmone
L'aria inquinata è sicuramente cancerogena. Ma i tumori non sono l'unico rischio
In Europa quello dell’inquinamento è un problema ancora irrisolto. A rimetterci non è solo l’ambiente, ma anche la salute dell’uomo: l’inquinamento è associato al 3-5% dei casi di tumore al polmone, cui deve essere aggiunta tutta un’altra serie di malattie associate alle sostanze tossiche sospese nell’aria, incluso il cancro alla vescica. E’ questa la situazione che emerge dal rapporto dell’European Environment Agency (Eea) sulla qualità dell’aria in Europa tra il 2002 e il 2011 e dai dati dell’International Agency for Research on Cancer (Iarc) di Lione, che ha dopo aver revisionato più di mille studi sul tema ha classificato l’inquinamento da polveri e sostanze tossiche nel “gruppo 1”, quello in cui vengono inseriti gli agenti sicuramente cancerogeni per l’uomo.
Come ha spiegato Christopher Wild, direttore dello Iarc,
classificare l’inquinamento outdoor come cancerogeno umano è un passo importante per spingere all’azione senza ulteriori ritardi, visto che la pericolosità dell’inquinamento è proporzionale alle concentrazioni in atmosfera e molto si può fare per abbassarle.
Purtroppo il rapporto dell’Eea ha rilevato che nonostante i passi avanti fatti dai paesi dell’Unione Europea nella riduzione delle emissione di sostanze nocive il 96% della popolazione che vive nelle città respira quotidianamente un’aria in cui la concentrazione di particolato è superiore ai limiti fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Le particelle sottili non son però le uniche a infrangere questi livelli: anche la concentrazione di ozono a livello terra li supera nel 98% dei casi.
Secondo Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’Eea,
per passare ad un percorso sostenibile, l’Europa deve esser ambiziosa e andare oltre le normative correnti.
In altre parole, per risolvere la situazione non basta il limite stabilito di 20 microgrammi per metro cubo di PM2.5, che peraltro è doppio rispetto al limite massimo consigliato dall’Oms.
Misure più severe non aiuterebbero solo a combattere tumori e problemi respiratori, ma anche altri “effetti collaterali” dell’inquinamento, come quello scoperto dagli autori di uno studio pubblicato nei giorni scorsi su Lancet Respiratory Medicine, secondo cui l’inquinamento atmosferico cui sono esposte le donne in gravidanza aumenta il rischio che il bambino nasca sottopeso. Il legame è talmente forte che secondo i ricercatori molte delle nascite sottopeso registrate in Europa potrebbero essere evitate se venisse ridotto l’inquinamento urbano.
Da parte loro, i cittadini europei sono consapevoli del problema.
Le indagini mostrano che una grande maggioranza di cittadini capisce bene l’impatto della qualità dell’aria sulla salute
ha sottolineato il Commissario all’Ambiente Janez Potocnik
e sta chiedendo alle autorità pubbliche di prendere provvedimenti a livello europeo, nazionale e locale.