Sifilide: sintomi, cause e cure della malattia sessualmente trasmissibile
La sifilide è una delle più note malattie veneree: riconoscere in tempo i primi sintomi di questa patologia è molto importante per poter mettere subito in atto le terapie migliori per guarire completamente.
La sifilide è una malattia infettiva a trasmissione sessuale (ma non solo) provocata da un batterio dell’ordine delle spirochete, il Treponema pallidum. Patologia diffusa sin dall’antichità, i sintomi vengono suddivisi in tre fasi: tipicamente queste fasi si manifestano in sequenza, ma sono separate fra di loro da periodi di infezione latente asintomatica. Andiamo dunque a scoprire quali sono i sintomi di queste fasi, le modalità di trasmissione, come si diagnostica, che test fare e qual è la cura.
Sifilide: cause e modalità di trasmissione
La causa della sifilide è l’infezione da un batterio, più precisamente una spirocheta nota come Treponema pallidum. Microscopicamente parlando, il T. pallidum si presenta come un piccolo filamento spiraliforme, mobile. Per tale motivo è capace di penetrare sia attraverso mucose intatte che tramite la cute.
Come modalità di trasmissione della sifilide abbiamo:
- trasmissione per via sessuale: tramite rapporti sessuali non protetti genitali, orali o anali
- via transplacentare: responsabile della forma congenita per trasmissione da madre infetta a figlio
- trasfusioni
- contatto indiretto: contatto con oggetti o indumenti infetti
Tuttavia è bene ricordare che il T. pallidum non resiste per molto nell’ambiente esterno: al di fuori dell’organismo sopravvive pochissimo tempo.
Un po’ di storia
Non si sa esattamente dove sia nata la sifilide. Secondo molte fonti, arrivò in Europa dalle Americhe tramite i marinai di Cristoforo Colombo. Nel corso della storia, la sifilide scatenò vere e proprie epidemie. La prima di cui si è a conoscenza è quella del 1495 a Napoli: la sifilide arrivò in Italia a seguito dell’esercito del re francese Carlo VIII, motivo per cui la patologia venne chiamata mal francese (tranne che in Francia dove veniva chiamata mal napolitan).
Per quanto riguarda il nome di sifilide, invece, questa etimologia venne introdotta da Girolamo Fracastoro, medico e scienziato veronese: nel 1530 scrisse il Syphilis sive morbus gallicus, mentre nel 1546 scrisse il trattato De contagione et contagiosis morbis.
Dopo essersi diffusa per tutta l’Europa, l’incidenza della sifilide diminuì alla fine del 1800, complice anche l’industrializzazione. Un altro picco lo si ebbe dopo la Prima Guerra Mondiale, mentre non lo si registrò dopo la Seconda Guerra Mondiale in quanto venne migliorata la diagnosi e, soprattutto, vennero implementate terapie più efficaci con gli antibiotici.
Epidemiologia
In Italia l’infezione da Treponema pallidum è un’infezione sessualmente trasmessa (IST) e sottoposta a notifica obbligatoria in classe II. Gli ultimi dati presenti nel rapporto ECDC “Syphilis – Annual Epidemiological Report for 2017”, pubblicato nel 2019, indicano che nel 2017 sono stati segnalati al Ministero della Salute 1.631 casi di sifilide con un’incidenza di 2,7 casi per 100.000 abitanti.
In Europa, invece, la sifilide è considerate come la terza infezione sessualmente trasmessa più diffusa, preceduta solamente da Clamidia e Gonorrea. Sempre secondo il report di cui sopra, in UE nel 2017 sono stati confermati 33.189 casi di sifilide, con un’incidenza di 7,1 casi ogni 100.000 abitanti. I paesi maggiormente colpiti sono:
- Islanda (15,4 casi per 100.000)
- Malta (13,5 casi per 100.000)
- Regno Unito (11,8 casi per 100.000)
- Spagna (10,3 casi per 100.000)
Inoltre i casi di sifilide in Europa sono aumentati del 70% in dieci anni.
Nel mondo, invece, i dati pubblicati dall’OMS parlano di 6,3 milioni di nuovi casi di sifilide nel 2016: l’infezione è la terza IS più diffusa dopo la clamidia e la gonorrea. Le Americhe e l’Africa sono i continenti dove si è registrata l’incidenza maggiore.
Sintomi della sifilide
Il T. pallidum penetra nell’organismo attraverso la cute o le mucose. Poi raggiunge i linfonodi periferici nel giro di poche ore e poi si diffonde rapidamente in tutto il corpo. Tipicamente la sifilide si manifesta in 3 fasi:
- Primaria
- Secondaria
- Terziaria
Queste fasi si manifestano in sequenza e sono intervallate da periodi lunghi di latenza. I pazienti sono contagiosi durante le prime due fasi. Un’altra particolarità è che l’infezione non garantisce immunità in caso di reinfezioni successive.
Altro dato: spesso la sifilide simula altre patologie come manifestazione. Frequentemente è presente una coinfezione da HIV, il che accelera la progressione della malattia e fa sì che compaiano più frequentemente sintomi oculari, meningiti o complicanze neurologiche.
Sifilide primaria
La sifilide primaria o primitiva o lue è la prima fase della malattia. Il periodo di incubazione varia da 1 a 13 settimane, ma in media è di 3-4 settimane. Si sviluppa un sifiloma, considerato la lesione primaria, nella sede di inoculo o di ingresso.
Il sifiloma si presenta inizialmente come una papula rossa che si trasforma velocemente in un’ulcera indolore e solida. Quando toccata, dall’ulcera fuoriesce un liquido chiaro (attenzione: è pieno di spirochete) e i linfonodi limitrofi possono essere aumentati di volume, anche se non dolenti.
I sifilomi possono formarsi ovunque, ma tipicamente li si trova:
- nelle donne: su vulva, vagina e perineo
- negli uomini: su pene, ano e retto
- in entrambi: su labbra o bocca
Essendo lesioni non dolenti, molto spesso le persone infette da sifilide inizialmente non si rendono conto del problema. Questo sifiloma guarisce in 3-12 settimane.
Sifilide secondaria
Nella forma secondaria le spirochete si diffondono nel sangue: questo provoca lo sviluppo di lesioni mucocutanee su tutto il corpo (il sifiloma della sifilide può manifestarsi anche sul naso) e linfoadenomegalia (aumento di volume dei linfonodi). Questi sintomi tendono a manifestarsi 6-12 settimane dopo la comparsa del sifiloma. Oltre al sifiloma si possono notare come sintomi:
- febbre
- diminuzione dell’appetito
- nausea
- stanchezza eccessiva
- mal di testa (provocato dalla meningite)
- riduzione dell’udico (a causa dell’otite)
- disturbi dell’equilibrio (per via della labirintite)
- alterazioni della vista (causati dalla retinite o dall’uveite)
- dolorabilità ossea (per periostite)
Il numero delle lesioni mucocutanee e delle eruzioni è variabile da paziente a paziente, ma possono essere diffuse su tutto il corpo. Senza terapia, le lesioni possono o sparire nel giro di pochi giorni o rimanere per mesi o sparire e poi tornare. In generale tutte le lesioni vanno incontro a una forma di remissione, senza lasciare cicatrici.
Forme particolari e organi colpiti
- dermatite sifilitica: simmetrica, più evidente sui palmi delle mani e sulle piante dei piedi. Si presenta con lesioni rotonde, grandi, fuse fra di loro, senza dolore o prurito. Una volta guarite, possono permanere aree di discromia o aree più scure. Nel caso le lesioni si fossero manifestate sulla testa, possono permanere aree alopeciche
- condilomi lati: papule ipertrofiche piatte, rosa-grigiastre. Si formano sulle giunzioni mucocutanee, nella zona perianale e nel solco sottomammario e sono molto contagiose
- linfoadenomegalia diffusa e epatosplenomegalia (aumento di volume di fegato e milza)
- uveite
- periostite
- artrite
- glomerulonefrite
- epatite
- splenite
- meningite (mal di testa, rigidità nucale, sordità, papilledema da retinite o neurite ottica e deficit dei nervi cranici)
Sifilide terziaria
La sifilide terziaria o tardiva si manifesta decenni dopo l’infezione primaria e tipicamente la si riscontra nei pazienti non curati. Esistono anche qui diverse forme:
- sifilide terziaria benigna: si presenta in due forme. La prima è la sifilide terziaria gommosa benigna: si manifesta 3-10 anni dopo il contagio e provoca la formazione di masse infiammate, morbide, infiltranti su cute, ossa e visceri. Tendono a crescere e guarire lentamente lasciando cicatrici. Esiste poi la sifilide terziaria benigna delle ossa, con infiammazione e dolore osseo che peggiora durante la notte
- sifilide cardiovascolare: si manifesta 10-25 anni dopo l’infezione primaria. Può manifestarsi con aneurisma dell’aorta ascendente, insufficienza valvolare aortica e coronaropatia. Come sintomi si avranno tosse, dispnea, raucedine per paralisi delle corde vocali da compressione del nervo laringeo sinistro e erosioni molto dolorose di sterno, coste e colonna vertebrale
- neurosifilide: si manifesta in varie forme. La neurosifilide asintomatica presenta meningite che può o meno evolvere in una forma di neurosifilide sintomatica. La neurosifilide meningovascolare si manifesta 5-10 anni dopo l’infezione e comprendono: mal di testa, rigidità della nuca, vertigine, deficit di concentrazione, amnesia, apatia, insonnia, deficit visivi e modificazione del comportamento. Se viene coinvolto il midollo spinale, si ha debolezza muscolare, incontinenza urinaria e/o fecale e paralisi. C’è poi la neurosifilide parenchimatosa, nota anche come paresi generalizzata o demenza paralitica. È provocata da una forma di meningoencefalite cronica che si manifesta 15-20 anni dopo l’infezione primaria, soprattutto dopo i 50-60 anni. Come sintomi si hanno demenza, nervosismo, deficit di concentrazione, amnesia, mal di testa, insonnia, stanchezza, letargia, convulsioni, afasia, emiparesi, depressione, tremori, fenomeni di iperestensione e anisocoria
- tabe dorsale: si parla di una forma di atassia locomotoria che si manifesta 20-30 anni dopo l’infezione primitiva. Si ha dolore a schiena e gambe con deficit propriocettivi e dei riflessi nelle gambe. Possibile la presenza di atassia, iperestesia, parestesia, incontinenza urinaria, ritenzione urinaria e disfunzione erettile. Tipicamente i pazienti affetti da tale forma sono magri, con facies triste e fenomeno di Argyll-Robertson, cioè pupille che non reagiscono alla luce pur funzionando nella visione da vicino. Una variante presenta dolore viscerale episodico o dolore parossistico con vomito
Sifilide latente
Fra le varie fasi della sifilide, si alternano periodi di latenza. Tali periodi possono manifestarsi anche a meno di un anno dall’infezione. In queste fasi non ci sono sintomi, ma gli anticorpi rilevati dai test sierologici permangono. Molto spesso la diagnosi viene fatta durante queste fasi visto che nella fase primaria e secondaria spesso i sintomi sono lievi.
In alcuni casi, il paziente rimane sempre in forma latente. Tuttavia durante la latenza precoce (a meno di 1 anno dall’infezione), possono recidivare le lesioni mucocutanee.
Altre manifestazioni
Ci sono poi forme oculari o uditive che possono presentarsi durante una qualsiasi delle fasi sopra descritte:
- occhi: la sindrome oculare può causare cheratite, uveite, corioretinite, retinite, vasculite retinica e neuropatie sia dei nervi cranici che del nervo ottico e cecità. I pazienti che manifestano la sindrome oculare possono maggiormente sviluppare una forma di neurosifilide
- orecchio: l’otosifilide può provocare sordità, acufeni, vertigine e nistagmo
- ulcere della pianta dei piedi
- artropatia neurogena o artropatia di Charcot
Sifilide congenita
Particolare menzione spetta alla forma di sifilide congenita, quella trasmessa dalla madre infetta al feto attraverso la placenta. Come sintomi precoci abbiamo:
- lesioni cutanee con papule, vescicole, bolle su palmo delle mani e painte dei piedi. Lesioni compaiono anche intorno al naso, alla bocca e nella zona al di sotto del pannolino
- petecchie
- aumento di volume dei linfonodi
- epatosplenomegalia
- crescita stentata
- rinorrea con sangue
- ragadi in zona periorale
- meningite
- coroidite
- idrocefalo
- convulsioni
- deficit intellettivi
- ostreocondriti
- pseudoparalisi o atrofia di Parrot
Più tardivamente compaiono:
- ulcere gommose
- periostite
- paresi
- tabe
- atrofia nel nervo ottico
- cheratite
- deficit uditivi
- deformazioni dentali
Inoltre una forma di sifilide in gravidanza non trattata può provocare aborto o natimortalità. Forme di sifilide congenita che si manifestano entro i due anni sono considerate precoci, mentre dopo i due anni si parla di forme tardive.
Come si diagnostica? I test da fare
Nel caso un paziente presenti le tipiche lesioni mucocutanee o sintomi neurologici di natura non chiara, ecco che è possibile che venga richiesta anche un test sierologico per la sifilide.
Esistono test sierologici reaginici (indicati soprattutto per le forme neurologiche) o test sierologici treponemici. In generale viene fatto prima un test di screening reaginico, poi un test di conferma treponemico e infine l’evidenziazione delle spirochete al microscopio. Tuttavia il protocollo di diagnosi varia a seconda delle strutture.
Test treponemici sierologici, tipologie
Per quanto riguarda i test treponemici sierologici, ce ne sono di diverso tipo: immunofluorescenza, microemoagglutinazione, emoagglutinazione, dosaggio immunoenzimatico e chemioluminescenza immunologica. Starà al tuo medico stabilire quale protocollo diagnostico effettuare, in base anche a infezioni precedenti da sifilide, possibile esposizione e risultati dei primi test.
A seconda dei risultati del test e del pericolo di esposizione, è possibile che il medico prescriva più test da ripetere nel corso del tempo.
Terapia e cura della sifilide
La cura della sifilide verrà stabilita dal tuo medico curante. In generale si usa una terapia antibiotica a base di penicilline. Verranno trattati tutti i partner sessuali (questo anche quando i test sierologici sono negativi se il contatto è avvenuto entro 90 giorni prima) e tale terapia verrà eseguita anche nelle donne in gravidanza.
I pazienti allergici alle penicilline verranno trattati o con doxiciclina o con azitromicina (quest’ultima, però, non può essere usata in gravidanza o in pazienti con vecchia forma latente).
Può capitare che pazienti sottoposti a terapia, soprattutto con forma secondaria, dopo 6-12 ore dall’inizio della terapia manifestino la reazione di Jarisch-Herxheimer con:
- febbre
- malessere generale
- mal di testa
- sudorazione
- brividi
- riacutizzazione delle lesioni
Questa reazione sparisce dopo 24 ore. Tuttavia soggetti con paresi potrebbero manifestare convulsioni o ictus.
Prevenzione
Visto che non esiste un vaccino efficace contro la sifilide, è bene concentrarsi sulla prevenzione, soprattutto riducendo comportamenti sessuali a rischio:
- usare sempre il profilattico durante i rapporti sessuali
- evitare rapporti sessuali con persone a rischio o con persone contagiate, anche solo in caso di sospetto
- se si hanno avuti rapporti sessuali con persone a rischio o sospette o se si hanno frequenti rapporti sessuali con parecchie persone, effettuare dei test ematici periodici di controllo
- se si risulta positivi, contattare tutti i partner sessuali (se forma primaria nei tre mesi precedenti, se forma secondaria nei sei mesi precedenti o se forma latente un anno prima)
Sifilide: come curare il mal francese
La sifilide è una malattia a trasmissione sessuale presente in tutto il mondo. Provocata, dal Treponema pallidum, i sintomi della malattia variano a seconda della fase della patologia e possono manifestarsi nel corso di anni, con fasi di latenza fra una fase e l’altra.
Insieme a tifo, AIDS o HIV, malattia mani piedi bocca, vaiolo, epatite virale, mononucleosi infettiva, sindrome di Kawasaki e altre patologie è una delle malattie esantematiche meno comuni e meno conosciute, dal momento che di solito con questo termine si fa riferimento a malattie tipiche dell’età infantile come morbillo, rosolia, varicella, scarlattina, quarta malattia, quinta malattia, sesta malattia.
La cura si basa sull’uso di antibiotici, ma prima si diagnostica e prima si interviene e meglio è, anche per ridurre il rischio di forme gravi e complicanze. Fondamentale la prevenzione: non esistendo un vaccino, l’uso del preservativo durante i rapporti sessuali è alla base della profilassi di questa malattia.