Alimentazione contro il Parkinson, largo a peperoni e pomodori
I frutti delle piante che appartengono alla stessa famiglia del tabacco riducono il rischio di sviluppare questa malattia neurodegenerativa. Sarà merito della nicotina?
Anche i prodotti dell’orto possono essere preziosi alleati nella lotta contro il Parkinson. Secondo uno studio pubblicato sugli Annals of Neurology dai ricercatori dell’University of Washington di Seattle (Stati Uniti) i frutti delle piante appartenenti alla famiglia delle solanacee, come i peperoni e i pomodori, riducono la probabilità di sviluppare questa patologia neurodegenerativa.
Mangiare peperoni 2 o 3 volte alla settimana è associato ad un rischio di sviluppare la malattia di Parkinson ridotto almeno del 30%
spiega Susan Searles Nielsen, autrice principale della ricerca.
L’interesse nei confronti dell’effetto delle solanacee sulla comparsa del Parkinson nasce dai risultati di studi precedenti che hanno rilevato un dimezzamento del rischio di sviluppare questa malattia negli utilizzatori regolari di tabacco. Anche quest’ultimo fa infatti parte di questa famiglia di piante.
Come ha spiegato Serles Nielsen
è possibile che le persone predisposte al Parkinson semplicemente non rispondano bene al fumo di tabacco e lo evitino per questo. Tuttavia, se il tabacco fosse realmente protettivo e se, come suggeriscono alcuni studi sperimentali, la ragione fosse la nicotina, allora la nostra ipotesi è che anche altre piante nella famiglia delle Solanacee che contengono nicotina possano essere protettive.
Per verificare questa ipotesi i ricercatori hanno intervistato 490 pazienti cui è stata diagnosticata la malattia tra il 1992 e il 2008 e 644 individui senza problemi neurologici. Ne è emerso che i peperoni sono gli ortaggi che esercitano il maggior effetto protettivo nei confronti di questa patologia, soprattutto in chi non ha mai fumato tabacco – che contiene molta più nicotina rispetto agi vegetali studiati – o che ne ha fatto un uso limitato.
Ora bisognerà confermare questi risultati preliminari con ulteriori ricerche mirate anche a capire se il responsabile dell’effetto protettivo è davvero la nicotina o, piuttosto, un altra molecola (magari meno tossica) presente sia nei peperoni che nel tabacco.
Via | University of Washington