Sonno e memoria, ecco perché dormire bene aiuta a ricordare meglio
Quando si invecchia la memoria viene meno perché i ricordi non vengono processati correttamente durante il sonno. Uno studio svela i meccanismi
Avete problemi di sonno e di memoria? Le due cose potrebbero essere legate fra loro. Uno studio dell’Università della California di Berkeley, pubblicato su Nature Neuroscience, ha infatti dimostrato che la difficoltà a ricordare tipica dell’invecchiamento dipende dal fatto che quanto più passano gli anni, tanto minore è la qualità del riposo.
In particolare, gli autori della ricerca hanno scoperto che le onde cerebrali che si generano durante il sonno profondo sono fondamentali per trasferire i ricordi dall’ippocampo, l’area del cervello in cui ha sede la memoria a breve termine, alla corteccia prefrontale, responsabile, invece, dei ricordi più duraturi. Ciò ha portato ad ipotizzare che negli anziani la cattiva qualità del sonno intrappoli i ricordi nell’ippocampo, facendoli perdere nel momento in cui devono essere create nuove memorie.
Per giungere a queste conclusioni i ricercatori hanno verificato le capacità mnemoniche di 18 giovani e di 15 anziani dopo una notte di riposo chiedendo loro di memorizzare 120 abbinamenti fra due parole prima di andare a dormire e testando quali ricordassero il mattino seguente. Durante il sonno l’attività cerebrale è stata monitorata mediante un elettroencefalogramma, mentre durante il test del mattino successivo il cervello dei partecipanti è stato sottoposto ad analisi di risonanza magnetica funzionale.
I dati raccolti non lasciano dubbi: in media, la qualità del sonno negli anziani è del 75% più bassa rispetto a quella dei giovani e la capacità di ricordare le coppie di parole inferiore del 55%. Non solo, negli anziani l’attività del cervello durante il sonno è tanto più compromessa quanto più sono avanzati i processi neurodegenerativi nell’area in cui vengono generate le onde cerebrali tipiche del sonno profondo. Ciò fa sì che solo nei giovani il sonno permetta di trasferire i ricordi dall’ippocampo alla corteccia prefrontale.
Matthew Walker, responsabile della ricerca, ha spiegato:
abbiamo scoperto una via malfunzionante che aiuta a spiegare l’associazione tra il deterioramento del cervello, l’alterazione del sonno e la perdita della memoria quando si invecchia – e, con questo, una potenziale nuova via di trattamento.
Quando siamo giovani, il sonno aiuta il cervello a immagazzinare e trattenere nuovi fatti e informazioni. Ma quando invecchiamo la qualità del nostro sonno peggiora e impedisce a questi ricordi di essere salvati nel cervello durante la notte.
Migliorare la qualità del sonno potrebbe, quindi, essere una buona strategia per migliorare la memoria, se non altro negli anziani.
Via | EurekAlert!
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