Concepimento: qual è il periodo migliore secondo la scienza?
Quando è più probabile che le coppie riescano a concepire? La risposta arriva da questo nuovo studio.
Quando è più probabile che le coppie riescano a concepire?
A rispondere a questa domanda ci pensa un nuovo studio pubblicato sulla rivista Human Reproduction, secondo cui le coppie concepirebbero più rapidamente nel tardo autunno e all’inizio dell’inverno. Negli Stati Uniti i compleanni raggiungono il picco all’inizio di settembre, mentre in Stati più al Nord, come in Scandinavia, il picco arriva in estate o in primavera.
Secondo gli autori, le stagioni stesse potrebbero svolgere un ruolo importante quando si parla di concepimento. Sebbene le coppie nel Nord America e in Danimarca abbiano infatti maggiori probabilità di iniziare a provare ad avere un bambino a settembre, è alla fine di novembre e all’inizio di dicembre che hanno più possibilità di concepimento.
Ci sono molti studi che osservano i modelli stagionali nelle nascite, ma questi studi non prendono in considerazione quando le coppie iniziano a provare, quanto tempo impiegano per concepire o quanto durano le loro gravidanze
spiegano gli autori, i quali hanno tenuto conto degli schemi stagionali nel momento in cui le coppie cominciavano a provare a concepire.
Abbiamo riscontrato un calo della fecondabilità nella tarda primavera e un picco alla fine dell’autunno.
Per il loro studio, gli autori hanno utilizzato i dati di 14.331 donne che stavano pianificando una gravidanza, ed hanno chiesto loro di compilare dei sondaggi dettagliati ogni due mesi (fino a quando non concepivano), raccogliendo dati su frequenza dei rapporti sessuali, mestruazioni, fumo, dieta, livello di istruzione e reddito.
Sebbene gli autori non abbiano identificato i motivi della variazione stagionale della fertilità, si dicono comunque interessati a esplorare le più diverse ipotesi in merito ai fattori che variano stagionalmente, e sul modo in cui tali fattori possono influenzare la fertilità, comprese
le variabili meteorologiche come temperatura e umidità, esposizione alla vitamina D ed esposizioni ambientali come l’inquinamento atmosferico.
via | ScienceDaily
Foto da Pixabay