Divieto di fumo negli stadi, Viminale studia provvedimento
Allo studio un provvedimento per introdurre il divieto di fumo negli stadi. Dal prossimo anno sarà legge, ma non tutti sono contenti.
Divieto di fumo negli stadi: lo prevede un provvedimento allo studio dell’Osservatorio del Viminale. Il calcio e tutto ciò che gli ruota attorno spesso assurge a modello per gli italiani ed alle autorità sanitarie non è sfuggita questa tendenza. Lo sport è sano per eccellenza ed i luoghi dello sport devono esserlo altrettanto. Tra le varie disposizioni e leggi restrittive si era deciso non a caso già qualche anno fa di inserire il divieto per gli allenatori di fumare in panchina. Ma gli evidenti sforzi di alcuni tecnici dipendenti dal sigaro o dalla sigaretta (basti pensare a Lippi e Zeman, sempre avvolti in una nuvola di fumo), sembra siano stati vani.
I tifosi continuano a fumare. Per questo ora si è deciso di mettere a punto misure più restrittive e vietare il fumo persino sugli spalti. La norma è stata approvata dall’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, il quale però ci ha tenuto a precisare che senza una legge nazionale non si potrà procedere, dal momento che di fronte ad un divieto devono essere comminate anche le relative sanzioni.
L’intento è chiaro, lanciare un messaggio soprattutto al pubblico più giovane: fumo e sport giocano una partita differente, uno contro e l’altro pro salute. Il fumo infatti è responsabile di migliaia di casi di tumore in Italia ogni anno, ed in passato è stato il principale artefice anche di carriere sportive stroncate. Per questo sarebbe un bel messaggio se gli stadi italiani fossero smoking-free. Ma i tifosi fumatori protestano.
Sul web infatti i tifosi sono sempre più arrabbiati contro l’Osservatorio che prima ha vietato i fumogeni, poi ha limitato gli striscioni e le trasferte ed ha introdotto la tanto odiata tessera del tifoso, ed ora introduce anche il divieto di fumo. Speriamo funzioni. Beccare un tifoso con la sigaretta in mano in mezzo a trentamila persone non sarà semplice, e sarà ancora più complicato formalizzargli un verbale, ma se già negli Stati Uniti ed in Inghilterra ci riescono, potremmo riuscirci anche noi. Forse.
Via | il Messaggero
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