Ginecologi, no alla pillola dei 5 giorni dopo per colpa della legge
Sette ginecologi su dieci non prescrivono la pillola dei 5 giorni dopo perché è necessario l'esito negativo del test di gravidanza
La necessità di un test di gravidanza preliminare limita le prescrizioni della cosiddetta pillola dei 5 giorni dopo. E’ questo il dato emergente da un’indagine commissionata dalla Società Medica Italiana per la Contraccezione (SMIC) e realizzata da Datanalysis, che ha intervistato un campione di 200 ginecologi sparsi omogeneamente sul territorio italiano.
Questo metodo contraccettivo d’emergenza si basa sull’azione dell’ulipristal acetato (UPA), una molecola che può ostacolare una gravidanza in diversi modi: bloccando l’ovulazione o aumentando lo spessore del rivestimento dell’utero, diminuendo, così, la probabilità che un ovulo fecondato riesca ad impiantarsi. Perché possa essere efficace, però, la pillola deve essere assunta entro i 5 giorni successivi al rapporto a rischio e la sua efficacia è maggiore quanto più precocemente viene assunta. In Italia, il problema inizia proprio qui.
Infatti per poter assumere questo contraccettivo d’emergenza non è sufficiente presentarsi in farmacia raccontando di aver avuto un rapporto a rischio, ma è necessaria la ricetta medica. Non solo, il medico può prescriverlo solo dopo che la paziente ha effettuato un test di gravidanza che rilevi i livelli di beta-Hcg (l’ormone della gravidanza) tali da escludere che sia avvenuto il concepimento.
E’ proprio l’obbligatorietà di questo test a far sì che, a conti fatti, solo 3 ginecologi su 10 prescrivano la pillola dei cinque giorni dopo, anche se, in realtà, la considerano un farmaco migliore rispetto a quelli già disponibili prima del suo avvento. Secondo Emilio Arisi, presidente della SMIC,
questi dati confermano quanto avevamo già paventato prima della decisione assunta dall’Aifa di inserire l’obbligatorietà del test su beta-Hcg nelle modalità di impiego del nuovo farmaco, ossia che questo avrebbe rappresentato un rischio concreto di inaccessibilità o comunque di difficoltà e ritardo nell’accesso alla contraccezione d’emergenza. Un’anomalia tutta italiana che sta penalizzando in primis le donne che devono sottoporsi a un test spesso non necessario per poter ricevere un farmaco che risulta sempre comunque più efficace delle precedenti formulazioni. Se viene utilizzato nelle prime 24 ore dal rapporto a rischio di gravidanza non desiderata è tre volte più efficace delle precedenti preparazioni a base di levonorgestrel, e comunque lo è due volte di più nelle prime 72 ore.
A conferma dei risultati dell’indagine, i dati di vendita provenienti dall’azienda produttrice svelano che, dalla data della sua messa in commercio, in Italia sono state acquistate circa 4.500 confezioni della pillola dei cinque giorni dopo, circa un terzo di quante ne sono state vendute in Germania nello stesso periodo.
L’imposizione del test di gravidanza in vigore nel nostro Paese sembra, quindi, avere il solo risultato di negare alla maggior parte delle donne la possibilità di scegliere questo tipo di contraccezione d’emergenza, che sta vivendo problemi simili a quelli con cui deve fare i conti la pillola del giorno dopo.