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Cellulari e cordless aumentano il rischio di cancro al cervello

Una ricerca svedese conferma i dubbi sulla sicurezza di cellulari e cordless, dimostrando che aumentano il rischio di cancro al cervello

Cellulari e cordless aumentano il rischio di cancro al cervello

Una nuova ricerca punta il dito contro l’effetto dannoso per la salute delle onde emesse da cellulari e cordless. I ricercatori dell’Ospedale Universitario di Örebro (Svezia), autori di una serie di studi i cui risultati sono stati ora pubblicati sulla rivista Pathophysiology, entrambi questi apparecchi aumentano il rischio di ammalarsi di glioma, una forma di tumore al cervello.

Gli studi condotti dai ricercatori svedesi hanno coinvolti individui di età compresa tra i 20 e gli 80 anni. L’analisi dei dati raccolti ha dimostrato che usare per più di 10 anni cellulari e cordless aumenta il rischio di sviluppare un glioma. Le onde radio emesse dai telefoni portatili sarebbero, quindi, cancerogene.

I risultati sembrano confermare i dubbi di chi già in passato ha avanzato l’ipotesi che l’uso di questi dispositivi potesse aumentare i rischi per la salute. Lo scorso anno l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva sottolineato la necessità di nuovi studi che gettassero luce su questa situazione dubbiosa. Il fatto che l’uso dei cellulari si sia diffuso negli anni ’90 rende, infatti, complicato stabilire quali siano gli effetti a lungo termine dell’esposizione alle onde radio emessa da questo tipo di telefoni.

I diversi studi condotti in Svezia aiutano a dare un quadro più preciso della situazione. Gli autori hanno spiegato che ogni 100 ore in più all’anno di uso di cellulari e cordless si ha un aumento significativo del rischio di sviluppare il glioma. Non solo, il rischio aumenta in modo proporzionale all’età. Ad essere esposti a un maggior rischio sono bambini e ragazzi fino ai 20 anni di età, il cui cervello è più predisposto ad assorbire le onde radio.

Limitare l’esposizione sembra, quindi, fondamentale se si vuole proteggere la propria salute.

Via | Pathophysiology
Foto | Flickr

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