Terapia ormonale sostitutiva in menopausa, il sì arriva dagli esperti
I vantaggi sembrano davvero essere maggiori dei rischi per la salute
Terapia ormonale sostituiva in menopausa? Secondo gli esperti, i vantaggi potrebbero essere più dei rischi per la salute. A ribaltare una convinzione radicata fra medici e, soprattutto, pazienti da ormai 10 anni sono gli stessi scienziati che nel 2002 avevano gettato discredito sulla terapia ormonale sostitutiva. In una serie di articoli apparsi su un’edizione speciale della rivista Climateric, questi ed altri esperti hanno reso pubblici i risultati di alcuni studi che si pongono a favore del ritorno a un uso “razionale” della terapia ormonale durante la menopausa.
All’epoca dello “scandalo” la pubblicazione dei primi risultati di un ampio studio, il Women’s Health Initiative, sugli effetti della terapia ormonale sostitutiva avevano portato sia all’interruzione della ricerca, sia a un drastico calo del ricorso all’assunzione di ormoni per contrastare i sintomi della menopausa. Fra le donne sottoposte alla terapia ormonale, infatti, era aumentata l’incidenza di malattie cardiovascolari, embolie polmonari e tumori al seno.
Oggi, però, i dati raccolti in altri 10 anni di ricerca hanno portato alla conclusione che iniziare ad assumere la terapia ormonale in prossimità della menopausa aiuta la salute delle donne che soffrono dei classici sintomi della menopausa o a rischio di osteoporosi.
Riprendendo in considerazione i dati pubblicati nel 2002 gli esperti hanno rilevato che le dosi ormonali utilizzate nello studio erano molto elevate e che ad assumerle erano donne di più di 60 anni, età alla quale in genere i sintomi della menopausa non sono più un problema.
Robert Langer del Jackson Hole Center for Preventive Medicine (Jackson, Usa), uno dei responsabili dello studio, ha spiegato che
le informazioni che sono emerse nel corso dell’ultimo decennio mostrano che per la maggior parte delle donne iniziare il trattamento in prossimità della menopausa fa sì che i benefici sorpassino i rischi, non solo per il sollievo dalle vampate di calore, dalle sudorazioni notturne e dalla secchezza vaginale, ma anche perché riduce la probabilità di malattie cardiache e fratture.
Insomma, il punto cruciale sta nell’inziare la terapia ormonale al momento giusto e non 10 o più anni dopo la menopausa.
JoAnn Manson dell’Harvard Medical School di Boston (Usa), a sua volta coinvolta nello studio originale, ha precisato che
non c’è dubbio che la terapia ormonale sostitutiva non sia adatta a tutte le donne, ma può essere appropriata per molte e ogni singola donna deve parlarne con il suo medico.
Secondo gli esperti la reazione iniziale ai dati pubblicati nel 2002 avrebbe enfatizzato eccessivamente un aumento dell’incidenza del cancro al seno in realtà relativamente piccolo, distorcendo, così, i risultati dell’intera analisi. L’obesità, la sedentarietà e il consumo eccessivo di alcol, ad esempio, sono fattori di rischio per i tumori molto più determinati rispetto alla terapia ormonale sostitutiva.
Via | International Menopause Society
Foto | Flickr