Cancro al seno, il bisfenolo A aumenta il rischio
L'Unione Europea autorizza la sua presenza nei contenitori per gli alimenti, ma il bisfenolo A aumenta il rischio di cancro al seno
Il bisfenolo A (BPA) causa anche il cancro al seno. E’ questa la conclusione di uno studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), in cui i ricercatori della Washington State University hanno analizzato l’effetto dell’esposizione a questa sostanza, contenuta in diversi tipi di plastica (inclusa quella utilizzata fino a poco tempo fa per produrre i biberon), sui piccoli di macaco. Il risultato? I cuccioli avevano ghiandole mammarie più dense e più sviluppate, situazione che aumenta la probabilità di sviluppare un cancro alla mammella in età adulta.
Questi risultati non sono i primi a dimostrare l’associazione tra BPA e cancro al seno: ricerche condotte sui topi avevano condotto alle stesse conclusioni. Nonostante ciò, c’è ancora chi mette in dubbio che questa sostanza sia dannosa per la salute umana. Eppure sono noti i suoi legami anche con casi di infertilità, malformazioni agli organi sessuali, problemi cardiaci e altre patologie.
Da parte sua, l’Unione Europea autorizza il suo impiego anche per la produzione di materiale destinato al contatto con gli alimenti, anche se nel 2011 ne è stato ufficialmente vietato l’uso nella plastica che servirà per i biberon. Tuttavia, in tutti gli altri casi, quando un contenitore è fatto di policarbonato (un tipo di plastica rigida trasparente) parte del BPA in esso contenuto può passare nei cibi.
Dopo le analisi concluse nel 2006, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha fissato il limite della dose giornaliera tollerabile di BPA a 0,05 milligrammi per kg di peso corporeo, stabilendo che nei cibi e nelle bevande prese in considerazione le quantità della sostanza sono inferiori a questo livello. Tuttavia, lo scorso febbraio il “caso BPA” è stato riaperto e gli esperti hanno deciso di valutare nuovamente i rischi dell’esposizione a questa sostanza considerando anche il contributo di fonti non alimentari.
Via | BIOaddict.fr
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