Scoperto il punto G: il ricercato del millennio si nascondeva in una donna di 83 anni
Avvistato il punto G: è lì... da qualche parte.
Scoperto il punto G, l’area del piacere femminile più profondo. Sì, lo so, vi domanderete: ma come, di nuovo? Per vederci chiaro, ripercorriamo le tappe di questa ricerca, una vera e propria never ending story. Se ne parla già nei testi indiani di anatomia dell’XI secolo, come di un’area particolarmente sensibile nella vagina, suscettibile di scatenare l’orgasmo.
Il punto G prende il nome dal ginecologo tedesco Ernst Gräfenberg, noto per i suoi studi sulle zone erogene femminili. Il termine fu introdotto da Addiego nel 1981. Tra le diverse ricerche condotte sul punto G, a segnare una svolta fu quella a firma di Emmanuele Jannini dell’Università de L’Aquila. Nel 2008 Jannini pensò bene di confrontare i tessuti vaginali delle donne che raggiungevano il piacere con quello di donne che non sperimentavano l’orgasmo vaginale. Da questo confronto vennero fuori differenze di spessore nei tessuti della regione compresa tra la vagina e l’uretra. Il punto G doveva essere lì da qualche parte e si poteva determinare chi lo avesse e chi no.
Poi fu la volta di una meta-analisi che revisionò tutti gli studi effettuati sul punto G dal lontano 1950 e li reputò inconsistenti per dimostrare che esistesse un punto anatomico collegato all’orgasmo vaginale. Ed eccoci arrivati ad oggi: un punto di svolta nella ricerca?
Chi può dirlo. Intanto, a differenza degli autori degli altri studi, Adam Ostrzenski, dell’Institute of Gynecology di St Petersburg, in Florida, il punto G è pronto a mostrarcelo per la prima volta. Lo ha isolato nel cadavere di una donna di 83 anni. Lungo 8,1 millimetri, largo 3,6 e spesso o,4. Ora vi diamo anche le coordinate esatte. Prendete appunti: si trova sulla membrana dorsale perineale, a 16,5 millimetri dal meato uretrale, lato Nord, orientato a 35 gradi rispetto al bordo laterale dell’uretra. Facile, no? Con un navigatore, magari… Ostrzenski è un chirurgo plastico che si occupa della ricostruzione dei genitali femminili e tra le sue prestazioni, guarda caso, non spicca proprio la ricostruzione del punto G?
Dopo tutto questo gran cercare, ad ogni modo, ci aspettavamo qualcosa di meglio, ma fisicamente il punto G lascia a desiderare: ha la struttura di un vermiciattolo e si compone di tre aree distinte, formate dallo stesso tessuto erettile del clitoride, altamente sensibili dunque. Comunque il manifesto di Wanted per il punto G potrebbe rimanere attaccato ai muri ancora a lungo. Jannini, ad esempio, vedi studio citato sopra, ipotizza che quello trovato nel cadavere, data la veneranda età della donna analizzata, possa essere piuttosto il sintomo fisico di qualche malattia. Interviene anche Beverly Whipple della Rutgers University, autrice di un best-seller del 1981 sul punto G:
Il punto G non è un singolo tessuto e non abbiamo mai detto che è una struttura distinta.
Provaci ancora Ostrzenski…
Via | New Scientist
Foto | Flickr