Cambiare e gestire le emozioni, miglioramento personale a suon di status su Facebook
Facebook può essere terapeutico per la nostra psiche.
Facebook viene spesso demonizzato: mina l’autostima, scatena invidie e gelosie, viola la nostra privacy, espone a brutti incontri adolescenti e bambini, a lavoro rappresenta una minaccia per la produttività… Ma ammettiamolo, non è Facebook il vero problema. Facebook è soltanto uno strumento ed è il modo in cui lo usiamo a fare la differenza. Se sappiamo usarlo a nostro vantaggio, operando una condivisione responsabile e non smodata, può rivelarsi un toccasana per il nostro equilibrio psicofisico.
C’è sempre un demone comunicativo da additare come veicolo di messaggi fuorvianti. Qualche anno fa era il cellulare o meglio gli sms. Ci concentriamo talmente tanto a condannare il mezzo di comunicazione da dimenticarci spesso del messaggio. Il messaggio, quando veicola un disagio psicologico, sarebbe comunque emerso, a prescindere da Facebook. Avrebbe trovato altri canali per farlo.
Diversi studi hanno appurato che è proprio il modo in cui usiamo Facebook a fare la differenza. È ovvio che se passiamo il tempo ad arare fattorie virtuali la nostra produttività ne risente, ma in alcuni casi permettere ai dipendenti di usare il social network nelle ore di lavoro può al contrario potenziarne il rendimento. Ad esempio, se si usa Facebook per fare squadra con i colleghi, creando dei gruppi in cui si scambiano opinioni, idee, favori e si agisce come un fronte compatto nei confronti delle aziende concorrenti.
Facebook si è rivelato utile anche per far emergere la solitudine, l’ansia e la depressione di soggetti a rischio suicidio, in molti casi è stato determinante proprio per sentirsi meno soli, ricevere supporto e desistere o essere salvati da gesti inconsulti. Per molte persone a dieta o in lotta contro una dipendenza, inoltre, ricevere l’incoraggiamento di altre persone nella stessa situazione, in gruppi dedicati, può contribuire a mantenere più facilmente i buoni propositi.
Ovviamente bisogna riflettere prima di aggiornare lo status, avendo cura di non risultare offensivi, di non condividere informazioni che dovrebbero rimanere riservate e di non tempestare la bacheca di aggiornamenti irrilevanti, del tipo Ho fatto la doccia (a chi può interessare il fatto che vi laviate?).
Possiamo utilizzare Facebook a vantaggio della nostra autostima, quando vogliamo cambiare o fare i conti con le nostre emozioni negative. Ci sentiamo immediatamente gratificati ad esempio quando postiamo una nostra foto sorridente, una nostra creazione come la foto di una torta, un pensiero carino, una battuta e raccogliamo complimenti. Questo avviene perché abbiamo bisogno di consenso sociale e Facebook può fornircelo a portata di clic, quando ne abbiamo bisogno.
Facebook ci permette di esprimere le nostre emozioni, parlando anche con persone che non ci sono più. Nell’elaborazione del lutto, ad esempio, è fondamentale dire addio ad una persona che non c’è più per andare avanti e spesso le bacheche di chi è scomparso o gruppi dedicati a persone scomparse prematuramente aiutano a condividere il dolore, a non sentirsi soli ed a dire quanto restava da dire a chi non c’è più. Un esercizio terapeutico per la nostra psiche.
Per quanto riguarda il cambiamento, Facebook può aiutarci ad essere più determinati quando prendiamo una decisione. Cambiare la situazione sentimentale dopo una rottura, annunciare pubblicamente un buon proposito, può aiutarci a realizzare che per cambiare basta un attimo, il tempo di un aggiornamento di stato e siamo quello che vorremmo essere. È ovvio che poi resta sempre un percorso più complesso da fare, ma a volte ricordarci che basta poco per cancellare una persona o un’esperienza sbagliata dalla nostra vita può risultare decisivo per cambiare rotta. Inoltre, esprimere le nostre emozioni negative in terza persona, prendiamo la rabbia ad esempio, e poi cancellarle subito dopo, può farci sentire immediatamente sollevati, come se niente fosse accaduto.
Foto | GOIABA (Goiabarea); Ed Yourdon