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Come fa il cervello a riconoscere un volto?

Somiglia a un volto ma non lo è. Il cervello lo sa.

Come fa il cervello a riconoscere un volto?


Tempo fa vidi una gran folla riunita nell’atrio di un palazzo. Dove io, atea nel midollo, vedevo delle banalissime macchie di umidità scomposte, la fede aveva portato molti inquilini a distinguere il volto di un santo. Vediamo quello in cui crediamo e sarà stata sicuramente la mia profonda convinzione dell’esistenza dell’umidità ad avermi tratto in inganno.

Ad ogni modo, un recente studio condotto dal MIT potrebbe aiutarci a comprendere meglio come il nostro cervello distingue un volto. Spesso ci imbattiamo in montagne che viste di profilo sembrano volti, nuvole dalla forma strana in cui riconosciamo nasi e bocche. Eppure, malgrado il nostro cervello ci indichi la somiglianza con una faccia, ci trasmette (di solito) al contempo un altro messaggio: sembra un volto ma non lo è. Ma come fa?

I ricercatori del MIT hanno utilizzato la risonanza magnetica funzionale per osservare quali aree del cervello erano coinvolte nel riconoscimento dei volti. Un campione di volontari è stato chiamato a classificare alcune immagini.

Nell’area sinistra del nostro cervello il giro fusiforme, responsabile del riconoscimento dei volti, riesce a calcolare molto rapidamente quanto e quando un’immagine è simile ad un volto ma non attua alcuna classificazione, ecco perché in un primo momento vediamo un viso. Spetta poi al giro fusiforme nell’area destra del cervello usare questi dati per confermare se effettivamente quello che ci troviamo davanti è un volto, in base a parametri meno istintivi.

Se l’emisfero sinistro è coinvolto nel lavoro più superficiale, attua infatti una prima distinzione ad occhio, spetta poi a quello destro perfezionare questi risultati e confermarli o confutarli.

Via | MIT
Foto | Erwan Mirabeau MIT

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