Dipendenza dal lavoro, come liberarsene
I consigli dello psicologo per scollarsi dalla scrivania e tornare a vivere al di fuori del lavoro.
Dipendenza dal lavoro: ieri parlavamo dei sintomi di questo disturbo ossessivo-compulsivo e del profilo psicologico del workaholic. Proseguiamo il nostro approfondimento, pubblicando i consigli per liberarsi dall’ossessione per il lavoro, dispensati dallo psicoterapeuta americano Bryan E. Robinson, autore di Chained to the desk: a guidebook for workaholics, their partners and children, and the clinicians who treat them.
Innanzitutto non bisogna sottovalutare il disturbo. Dedicare tutto il proprio tempo al lavoro, trascurando la vita sociale, la salute e la famiglia, dare troppo peso all’ambiente lavorativo, ai giudizi dei superiori piuttosto che dei colleghi, mina l’autostima, l’equilibrio psicofisico, le relazioni interpersonali ed accresce il rischio di malattie.
Imparare ad assegnare delle priorità all’inizio della settimana o della giornata è fondamentale. Scriviamo nero su bianco cosa è davvero importante per noi, quali compiti sono più urgenti e quali invece possono essere rimandati, se non annullati del tutto piuttosto che delegati. Stabiliamo in anticipo un numero preciso di cose da fare e fermiamoci quando abbiamo finito. Se nel frattempo si aggiunge qualcos’altro di più urgente, sostituiamolo ad uno dei punti in programma, senza accumulare altro lavoro.
Diamoci delle regole e rispettiamole: niente panino al volo al computer per pranzo. Usciamo ed andiamo a pranzare fuori senza tablet al seguito. Idem nel fine settimana. Spegniamo i telefoni aziendali ed evitiamo di controllare la casella e-mail. Sarebbe molto utile avere due numeri di telefono separati, uno per amici e familiari ed uno per le chiamate di lavoro, in modo da spegnere il secondo quando siamo in vacanza, alla sera, quando siamo in pausa o nei fine settimana.
Non bisogna sentirsi in colpa quando ci si scollega dalla vita professionale. Lo stress e la dedizione portata fino all’estremo non favoriscono la produttività. I datori di lavoro, pertanto, spiega l’esperto, dovrebbero apprezzare maggiormente un dipendente che stacca in orario per andarsene a casa a rilassarsi, piuttosto che chi rimane tutte le sere a fare le ore piccole in ufficio.
Il secondo, infatti, rischia di ammalarsi e di contagiare i colleghi, dal momento che le difese immunitarie si abbassano quando si è sotto stress. Senza contare che chi è stressato compie più errori di distrazione ed ha cali di concentrazione più frequenti.
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