Abbronzatura genetica
l'abbronzatura genetica potrebbe permettere di abbronzarsi meglio stimolando la produzione di melanina disattivando un gene che la inibisce
Per proteggersi dal sole ci sono due sole vie: non esporsi o esporsi con protezioni solari adeguate al proprio tipo di pelle con alti fattori di protezione Uva e Uvb per scongiurare scottature e invecchiamento cellulare. Purtroppo sappiamo da recenti dati che una percentuale davvero piccola degli italiani ritiene indispensabile proteggersi. D’altronde il richiamo della tintarella è sempre molto potente. Anche per abbronzarsi, finora, ci sono state due vie: esporsi al sole o ricorrere alle lampade. E se ce ne fosse una terza?
Si chiama abbronzatura genetica quella che alcuni studiosi americani propongono come scoperta del momento. Le prime sperimentazioni lasciano supporre che si potrà arrivare a risultati incoraggianti che potrebbero finalmente convincere chi è ritroso a spalmarsi una crema. Perché sarà proprio la crema a determinare il successo della propria abbronzatura. Disattivando un gene i ricercatori hanno scoperto che è possibile indurre la melanina a prodursi in quantità, determinando la colorazione della pelle.
L’obiettivo della ricerca è quello di trovare vie di prevenzione contro il cancro alla pelle, con l’effetto collaterale da molti sempre assai agognato, la tintarella. La protezione che si intende creare a seguito di questi studi dunque garantirebbe il consueto schermo dai raggi dannosi ma favorirebbe anche l’abbronzatura stimolando la produzione di melanina, che è già un meccanismo di difesa della pelle, in questa maniera dunque potenziata.
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