Obesità: tassiamo i cibi spazzatura
Il inglese si chiama “junk food”, in italiano è “cibo spazzatura”, ovvero tutti quei cibi privi di valori nutritivi e dannosi per la salute se consumati regolarmente: patatine fritte, hamburger, hot dog sono gli esempi più comuni.Negli Stati Uniti, si sa, i pasti vengono largamente consumati in luoghi come fast food et similia, un po’ […]
Il inglese si chiama “junk food”, in italiano è “cibo spazzatura”, ovvero tutti quei cibi privi di valori nutritivi e dannosi per la salute se consumati regolarmente: patatine fritte, hamburger, hot dog sono gli esempi più comuni.
Negli Stati Uniti, si sa, i pasti vengono largamente consumati in luoghi come fast food et similia, un po’ per cultura, un po’ per comodità, un po’ per convenienza. Tutto ciò non può dar vita che a un’alimentazione squilibrata e uno stile di vita troppo sedentario, ed infatti la diretta conseguenza è l’altissima percentuale di sovrappesi e obesi.
Secondo un indagine del “Los Angeles Times”, commissionato dalla Kaiser Family Foundation, il 55% degli intervistati ha detto di essere favorevole ad una tassa sui junk food. Il 53%, inoltre, vorrebbe anche una tassa sulle bibite gassate. Da aprile al mese scorso si è passati dal 53% al 55% di consenso sulla prima proposta e dal 46% al 53% per la seconda.
L’Urban Institute di Washington ha recentemente pubblicato uno studio in cui sostiene che la tassa è necessaria per poter combattere la piaga sociale dell’obesità, che miete ogni anno 100.000 vittime e ha costi sanitari per oltre 200 miliardi di dollari.
L’idea di una tassa sui cibi spazzatura non sarebbe una cattiva idea nemmeno secondo gli italiani. Coldiretti ha così sottolineato: “Il fatto che un terzo dei ragazzi italiani è obeso o in sovrappeso per effetto soprattutto del progressivo abbandono dei principi della dieta mediterranea conferma l’importanza di combattere il consumo dei cibi spazzatura”.
In Italia su 5 milioni di obesi si riscontrano 800.000 casi di obesità grave con spese socio-sanitarie stimate intorno ai 23 miliardi di euro annui, con oltre il 60% per l’incremento della spesa farmaceutica e dei ricoveri ospedalieri.
“La principale causa individuata dagli esperti nel minor esercizio fisico e nel consumo di cibi grassi e ricchi di zucchero come le bibite gassate e per questo -sostiene la Coldiretti- occorre intervenire nelle case e nelle scuole con una maggiore attenzione ai menu anche delle mense dove deve essere garantita la presenza di cibi sani come i prodotti tradizionali e la frutta e verdura locale che troppo spesso mancano dalle tavole delle giovani generazioni”.