Cornavirus, Gino Strada di Emergency: “La guerra è un’altra cosa”, il suo pensiero all’Africa
Gino Strada di Emergency parla di Coronavirus, sottolineando che la guerra è tutta un'altra cosa.
Gino Strada di Emergency parla di Coronavirus, sottolineando che la guerra è tutta un’altra cosa.
Gino Strada, in occasione di un intervento a Che tempo che fa, trasmissione di Rai Due condotto da Fabio Fazio, ci tiene a sottolineare che non siamo in guerra. La lotta contro il Coronavirus, seppur causi molto dolore, morti, incertezze, paura, non è paragonabile a una guerra. Perché la guerra è tutta un’altra cosa. E lui lo sa bene, visto che con Emergency ha lavorato in zone martoriate da conflitti terribili e interminabili.
La guerra è un’altra cosa. Nella guerra non ci sono solo i morti per i bombardamenti, c’è la fame, c’è la mancanza d’acqua, c’è la mancanza di un tetto, c’è l’incertezza totale rispetto all’ora successiva. Fortunatamente la maggior parte di noi quest’incertezza non ce l’hanno, il rischio ce l’abbiamo tutti ma insomma per molti direi che è un rischio estremamente basso.
Queste le parole di Gino Strada, fondatore di Emergency, che ha sottolineato che oggi viviamo in un mondo pieno di dolore, con quasi un miliardo di persone che soffrono la fame, centinaia di milioni di persone che vivono la guerra sulla loro pelle, colpiti dalla barbarie dell’uomo, dalle conseguenze delle guerre e dalle malattie.
Il mio pensiero in questo momento va all’Africa, dove stanno cominciando i primi casi e sono in aumento, l’Oms è già in allarme. Se dovesse scatenarsi l’epidemia là, dove le strutture sanitarie sono carenti, sarebbe probabilmente un disastro.
Da tempo la preoccupazione di tutti è proprio il Continente nero: cosa potrebbe succedere se il Coronavirus esplodesse in Africa come nel resto del mondo? Ma Gino Strada pensa anche al dopo emergenza, quando dovremo capire che la sanità pubblica e gratuita è fondamentale.
La sanità, la medicina e il curare persone come dovere preciso dello Stato può essere solo una sanità pubblica e gratuita. Non a caso nelle regioni in cui si è investito nella sanità privata e disinvestito in quella pubblica ci troviamo di fronte alle mortalità più alte. La sanità privata non ha un senso, non si può fare profitto sulle sofferenze degli altri; sarebbe come se legittimassimo di andare in giro, porta a porta, a vendere mascherine a 200 euro per farci profitto: non si può, è immorale. Occorre recuperare un’etica sociale, sia con i comportamenti individuali che con i comportamenti delle istituzioni e anche del privato. Noi stiamo assistendo a una straordinaria gara di solidarietà. Però poi bisogna farne tesoro, non si può ricominciare come prima.
Via | Adnkronos