Farmaci ipolipidemizzanti, quali sono e a cosa servono
I farmaci ipolipidemizzanti servono a ridurre la concentrazione dei lipidi nel sangue, condizione molto pericolosa perché può provocare malattie cardiovascolari gravi.
I farmaci ipolipemizzanti sono medicinali utilizzati per abbassare la concentrazione dei lipidi presenti nel sangue che, come noto, se troppo elevata può favorire l’insorgenza di importanti patologie quali l’aterosclerosi e le coronaropatie. Quali sono i lipidi che si trovano in maggiori quantità? Ovviamente il temuto colesterolo, i trigliceridi e i fosfolidi. Se la concentrazione plasmatica di 1 o peggio di tutti e 3 questi elementi è eccessiva si parla di iperlipidemia, che causa l’ iperlipoproteinemia, ovvero l’aumento delle proteine, le lipoproteine, attraverso cui vengono trasportati i lipidi.
Che cos’è l’iperlipoproteinemia? È una condizione primaria se è ereditaria o secondaria se causata dalla presenza di patologie preesistenti (come diabete mellito, ipotiroidismo, disturbi epatici, disturbi renali), dalla somministrazione di varie terapie farmacologiche, dall’assunzione di quantità eccessive di alcol.
Talvolta per la cura non basta cambiare dieta, ma assumere una terapia farmacologica ad effetto ipolipemizzante utilizzando ad esempio fibrati, statine, sostanze che legano gli acidi biliari. I farmaci ipolipemizzanti possono essere suddivisi in gruppi: fibrati (ciprofibrato, clofibrato, fenofibrato, gemfibrozil) stimolano la distruzione dei lipidi nei vasi sanguigni o inibiscono la sintesi del colesterolo nel fegato, inibitori dell’HMG-CoA reduttasi (pravastatina, simvastatina, ovvero le statine) bloccano l’azione di un enzima che partecipa alla sintesi del colesterolo a partire da una sostanza chiamata acetil-coenzima A (o acetil-CoA). Poi ci sono le resine a scambio anionico (colestiramina) impediscono il passaggio nel sangue degli acidi biliari a livello della parete intestinale.