Le malattie infiammatorie intestinali accorciano la vita?
Le malattie infiammatorie intestinali accorciano la vita? La risposta arriva da questo nuovo studio.
L’insorgenza di malattie infiammatorie intestinali (come colite ulcerosa o morbo di Crohn) in età adulta è collegata a una mortalità più elevata, ma un nuovo studio rivela che, allo stesso tempo, il numero effettivo di morti causate da tali patologie è diminuito. A confermarlo è il nuovo studio del Karolinska Institutet pubblicato sulle pagine della rivista Gut, secondo cui è il caso di accertare quale tra i nuovi trattamenti sia il più efficace.
Per esaminare la questione, gli autori hanno analizzato i dati raccolti nel Registro nazionale dei pazienti svedesi, dove hanno identificato i pazienti che avevano sviluppato una malattia infiammatoria intestinale (IBD – Inflammatory bowel diseases), come la colite ulcerosa o il morbo di Crohn, in età adulta.
Esaminando i registri, gli autori hanno scoperto che i pazienti che avevano sviluppato l’IBD in età adulta (o dopo i 60 anni di età) avevano una mortalità più elevata del 50% rispetto a quelli senza IBD, e ciò corrisponde a un’aspettativa di vita ridotta di 2,3 anni. Le più comuni cause di morte sono state le malattie cardiovascolari e il cancro, mentre la morte per malattia gastrointestinale ha rappresentato il rischio relativo più elevato.
Gli autori sottolineano che le malattie cardiovascolari e il cancro sono le cause più comuni di morte nella popolazione generale, quindi in questo caso non esiste alcuna differenza tra i pazienti con IBD e la popolazione in generale. Tuttavia, la mortalità dei pazienti con IBD sembrerebbe più alta per un numero di diverse malattie.
I ricercatori sono anche riusciti a identificare sottogruppi con una mortalità particolarmente elevata. Sono state infatti osservate piccole differenze tra coloro che soffrivano della malattia di Crohn e della colite ulcerosa, mentre il tasso di mortalità per i pazienti con IBD e colangite sclerosante primitiva era di tre volte superiore. Alla luce di questi risultati, appare chiaro che questi pazienti dovrebbero essere monitorati con particolare attenzione. Nonostante ciò, gli autori sono anche riusciti a dimostrare che i decessi correlati a IBD sono diminuiti nel tempo.
Questa è un’ottima notizia. I trattamenti per l’IBD, sia medici che chirurgici, sono migliorati notevolmente negli ultimi 20 anni grazie anche all’introduzione di farmaci immunomodulanti e biologici, ed è uno dei nostri obiettivi futuri in quanto ricercatori quello di identificare trattamenti che abbiano un significativo effetto protettivo.
via | MedicalXpress