Gomito del tennista: i trattamenti funzionano davvero?
I trattamenti per curare il gomito del tennista funzionano davvero? Ecco cosa rivela un nuovo studio.
I trattamenti per curare il “gomito del tennista” funzionano davvero? A cercare di rispondere a questa domanda sono gli autori di un nuovo studio pubblicato sull’American Journal of Sports Medicine, i quali spiegano innanzitutto che questa dolorosa condizione deriva essenzialmente dall’uso eccessivo dei tendini nell’avambraccio, e che si verifica generalmente nel braccio dominante del paziente.
Un infortunio causato dallo stress ripetitivo, che colpisce non solo gli atleti, ma anche i lavoratori dell’industria alimentare, i produttori e gli impiegati, e chiunque usi le mani e i polsi per svariate ore al giorno. Per il loro studio, gli esperti hanno confrontato l’efficacia e la sicurezza delle opzioni di trattamento non chirurgico per il gomito del tennista, ed hanno esaminato un campione di 2.746 partecipanti che hanno preso parte a 36 studi.
Ebbene, esaminando i dati gli esperti hanno scoperto che nessuna delle 11 opzioni di trattamento non chirurgico – tra cui terapia fisica, agopuntura, somministrazione di farmaci antinfiammatori, terapia iniettiva locale della tossina botulinica, ultrasuoni, laser terapia e altri trattamenti – ha offerto risultati significativamente migliori rispetto al placebo nell’alleviare il dolore dei pazienti, e che anzi, alcuni di questi trattamenti avrebbero aumentano persino le probabilità di eventi avversi.
Tutte le 11 opzioni di trattamento hanno fornito solo un piccolo sollievo dal dolore, aumentando le probabilità di eventi avversi. Più del 90% dei pazienti trattati con placebo ha avuto una risoluzione del dolore dopo quattro settimane
spiegano gli autori dello studio, i quali sottolineano che il 99% dei pazienti che ricevevano solo un placebo avrebbe riportato poco o nessun dolore entro 26 settimane dalla diagnosi. Nessuna delle modalità di trattamento ha però dimostrato alcun beneficio significativo entro quattro settimane dalla diagnosi.
Da cinque a 26 settimane dopo la diagnosi, i pazienti sottoposti a terapia laser o a iniezioni locali di tossina botulinica hanno riportato un sollievo dal dolore banale, ma statisticamente significativo rispetto alle altre opzioni di trattamento, mentre oltre la ventiseiesima settimana solo i pazienti trattati con terapia ad onde d’urto hanno riportato benefici a lungo termine rispetto a coloro che si erano sottoposti ad altri tipi di trattamento; quelli sottoposti a infiltrazioni di corticosteroidi hanno invece lamentato un aggravamento del dolore rispetto ai pazienti trattati con un placebo.
Sulla base di questa analisi, la nostra raccomandazione generale è di “aspettare e vedere”, tuttavia, per alcuni gruppi “aspettare e vedere” potrebbe non essere un’opzione praticabile, quindi raccomandiamo a questi gruppi un intervento, che è più efficace a breve termine.
via | MedicalXpress
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