Screening oncologici e vaccini, le Regioni del Sud molto penalizzate
Situazione complicata nelle pubbliche strutture sanitarie: al Sud non si fanno abbastanza screening preventivi, al Nord i tempi di attesa sono lunghi.
È un’Italia a due velocità, non solo per quanto riguarda l’economia ma anche per la sanità. Le Regioni del Centrosud arrancano sull’adesione agli screening oncologici, ma – sorpresa – sono quelle in cui si vaccina di più. Al Nord invece sono importanti gli investimenti per l’ammodernamento delle strutture e dei macchinari, ma le liste d’attesa possono essere lunghissime. Questo è quanto emerge dal sesto Rapporto dell’Osservatorio civico sul federalismo in sanità, presentato oggi da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato.
La sanità non fa discriminazioni tra anziani e bambini. Nel 2017 ad esempio le Regioni che hanno raggiunto l’immunità di gregge, con un’adesione superiore al 95% per l’esavalente sono solo Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Piemonte, Sardegna, Umbria, Toscana. Sul fronte delle vaccinazioni antinfluenzali, si vaccinano oltre il 60% degli over 65 solo Umbria, Calabria, Molise. Mentre quelle che negli ultimi dieci anni hanno realizzato le anagrafi vaccinali completamente informatizzate sono passate da 9 (2007) a 18 nel 2017.
Se questo quadro può sembrare buoni, bisogna sapere che sono ben 6 le Regioni che non raggiungono la sufficienza sull’adesione agli screening oncologici nel 2016: Calabria, Puglia, Campania, Sicilia, Sardegna, Lazio. Nel 2016 l’invito all’esame mammografico gratuito ha raggiunto il 97% delle donne al Nord, il 93% al Centro e quasi 51% al Sud. Lo stesso vale per lo screening colo rettale e cervicale.