Alzheimer, un test dell’odore può prevedere le fasi iniziali della malattia
Un test dell’odore potrebbe aiutare a identificare in maniera più precoce la malattia di Alzheimer.
Alzheimer – Un test dell’odore potrebbe aiutare ad eseguire in maniera più precoce la diagnosi per la malattia di Alzheimer. A suggerirlo sono due studi presentati alla Conferenza Internazionale dell’Associazione Alzheimer a Toronto, in Canada, che si basano sull’applicazione del Tets dell’odore UPSIT (University of Pennsylvania Smell Identification Test). Nel primo studio, i ricercatori hanno esaminato un campione di 397 adulti anziani senza demenza. A ognuno dei partecipanti è stata eseguita una risonanza magnetica per misurare lo spessore della corteccia entorinale (la prima area del cervello ad essere colpita dalla malattia di Alzheimer), ed è stato eseguito il test dell’odore. Quattro anni più tardi, 50 partecipanti (12,6 per cento) avevano sviluppato demenza, e quasi il 20% presentava segni di declino cognitivo.
I ricercatori hanno scoperto che bassi punteggi UPSIT (che indicano una ridotta capacità di identificare correttamente gli odori), ma non nello spessore corticale entorinale, sono risultati significativamente associati a demenza e malattia di Alzheimer. Inoltre, bassi punteggi UPSIT sarebbero stati associati anche al declino cognitivo.
Questi risultati supportano l’ipotesi che l’identificazione degli odori è un predittore precoce della malattia di Alzheimer
spiegano gli autori dello studio
e suggeriscono che la minore capacità di identificare gli odori può precedere il diradamento della corteccia entorinale nella prima fase clinica della malattia di Alzheimer.
In un secondo studio, i ricercatori hanno valutato l’utilità di UPSIT e di un test che misura la quantità di amiloide nel cervello (in quantità elevate, la proteina forma delle placche nel cervello dei pazienti con malattia di Alzheimer), e la loro utilità nel predire il declino della memoria. I ricercatori hanno eseguito il test UPSIT e la PET o l’analisi del liquido cerebrospinale in un campione di 84 adulti di età media di 71 anni. Di questi, 58 partecipanti hanno avuto decadimento cognitivo lieve. Dopo 6 mesi di follow up, il 67% dei partecipanti presentava segni di declino della memoria, risultando positivi per i livelli di amiloide con entrambi i test.
La nostra ricerca suggerisce che sia il punteggio UPSIT che i livelli di amiloide aiutano a prevedere il declino della memoria
via | ScienceDaily