Rigetto di trapianto: cause e rischi
I trapianti sono interventi delicati e non sempre hanno esito positivo a causa del meccanismo di rigetto.
Dopo un trapianto il paziente può, purtroppo, incorrere in diverse complicazioni. Sicuramente la più grave è il rigetto. Che cos’è? Si parla di rigetto quando il sistema immunitario di un paziente che è stato sottoposto a trapianto attacca il nuovo organo, riconoscendolo come non-self.
Possiamo inoltre distinguere tra rigetto acuto, ovvero il corpo rifiuta la “parte sostituita” e lo attacca subito dopo l’intervento e nella maggior parte dei casi si risolve dopo una opportuna terapia, e tra rigetto cronico, meccanismo che si verifica a distanza di tempo e per cause non ancora del tutto comprese.
Quali sono i sintomi? Dipende dall’organo. In generale si manifesta con febbre, anche elevata, debolezza e il cattivo funzionamento dell’organo colpito. Per esempio, in caso di rene, oltre all’ingrossamento dell’organo, potrebbe esserci un aumento della creatinina plasmatica. Per il pancreas o per le isole del Langerhans si ha un aumento della glicemia, della sete e della diuresi, ma anche un innalzamento dei valori delle amilasi e delle lipasi plasmatiche.
Il rigetto cronico costringe il ricorso a un nuovo trapianto oppure al ritorno alla dialisi nel caso di coloro che hanno effettuato un trapianto di rene. Vuol dire quindi un grave stress per il paziente, la perdita di un organo sano e un pericolo di vita imminente.