Cosa sono i farmaci SSRI? Indicazioni ed effetti collaterali degli inibitori del reuptake della serotonina
Mantengono alti i livelli del cosiddetto "ormone del buonumore", e per questo vengono usati contro ansia e depressione. Ecco di cosa si tratta
Gli inibitori del reuptake della serotonina (SSRI, Selective Serotonin Reuptake Inhibitors) sono una delle tipologie di farmaci antidepressivi più utilizzati. La loro efficacia si basa sull’inibizione del riassorbimento della serotonina – il cosiddetto “ormone del buonumore” – a livello del cervello. L’effetto è un miglioramento dell’umore che aiuta a contrastare i sintomi della depressione di gravità da moderata a severa.
L’indicazione principale è proprio il trattamento della depressione, ma gli SSRI possono essere prescritti anche in caso di disturbo d’ansia generalizzato, disturbo ossessivo compulsivo, attacchi di panico, gravi fobie (ad esempio l’agorafobia e il disturbo da ansia sociale – o sociopatia), bulimia e disturbo da stress post-traumatico.
In generale si tratta di farmaci considerati piuttosto sicuri. Anche gli effetti collaterali, di solito, sono minori rispetto a quelli associati ad altri antidepressivi. I più comuni sono nausea, nervosismo, agitazione o irrequietezza, capogiri, problemi nella sfera sessuale, sonnolenza, insonnia, variazioni di peso, mal di testa, secchezza delle fauci, vomito e diarrea.
Fra i rischi che dovrebbero essere presi in considerazione sono inoltre inclusi la possibile interazione con alcuni farmaci o fitoterapici, l’aumento del rischio di emorragie se assunti in combinazione con antidolorifici come l’aspirina o l’ibuprofene, e la sindrome serotoninergica, un raro effetto avverso associato a un aumento eccessivo dei livelli di serotonina che porta alla comparsa di sintomi come ansia, agitazione, sudorazioni, confusione, tremori, irrequietezza, perdita della cooridnazione e tachicardia. Inoltre alcuni SSRI possono essere pericolosi per lo sviluppo del bambino durante la gravidanza.
Infine, nelle prime settimane di trattamento l’assunzione di antidepressivi può essere associata a pensieri suicidi, soprattutto quando chi ne fa uso ha meno di 25 anni. Si tratta, però, di un evento inatteso: secondo gli esperti della Mayo Clinic
è più probabile che sul lungo termine gli antidepressivi riducano il rischio di suicidio migliorando l’umore.
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Via | Mayo Clinic; NHS choice