Cellule staminali contro la sclerosi multipla: studio italiano conferma l’efficacia
Il trapianto autologo sembra essere in grado di riprogrammare il sistema immunitario
Le cellule staminali potrebbero davvero rappresentare la nuova frontiera nel trattamento della sclerosi multipla. A ravvivare l’idea sono i risultati di un nuovo studio italiano pubblicato su Neurology da un team di ricercatori coordinato da Giovanni Mancardi, esperto dell’Universià degli Studi di Genova, e da Riccardo Saccardi, dell’Azienda Universitaria-Ospedalieria “Careggi” di Firenze, secondo cui nel caso dei casi gravi di sclerosi multipla il trapianto di cellule autologhe – cioè prelevate dallo stesso paziente su cui viene effettuato il trapianto – è più efficace rispetto alla terapia standard a base del farmaco immunosoppressore mitoxantrone.
Lo studio, promosso dalla Società Europea Trapianti di Midollo (EBMT) e parzialmente finanziato dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla (FISM), è durato più di 15 anni, durante i quali ha coinvolto 21 pazienti con sclerosi multipla progressiva o recidivante-remittente. Prima di essere coinvolti nella sperimentazione tutti i partecipanti avevano assunto i cosiddetti farmaci di prima linea normalmente somministrati per contrastare l’aggressione della guaina milienica (quella che avvolgendo i prolungamenti dei neuroni consente una rapida trasmissione dell’impulso nervoso) da parte del sistema immunitario, fenomeno tipico della malattia.
Nonostante la terapia nell’ultimo anno i pazienti erano andati incontro a un peggioramento della disabilità, ma i 9 che hanno ricevuto una potente terapia immunosoppressiva, seguita poi dal trapianto delle loro cellule staminali emopoietiche, sembrano aver risolto il problema attraverso una vera e propria riprogrammazione del sistema immunitario. Con il passare del tempo, infatti, a partire dalle cellule staminali migrate nel midollo osseo si sono formate nuove cellule immunitarie, fenomeno non riscontrato negli altri 12 pazienti, cui è stato invece somministrato il mitoxantrone.
In generale, nei quattro anni successivi al trattamento l’attività della malattia è risultata ridotta molto più significativamente in seguito al trapianto di staminali che dopo la somministrazione del mitoxantrone. Più in particolare, l’autotrapianto di staminali è risultato associato all’80% in meno di nuove lesioni cerebrali, con una media di 2,5 nuove contro le 8 contate nei pazienti trattati con mitoxantrone. Non solo, le cosiddette lesioni captanti il gadolinio – altro tipo di lesione associata alla sclerosi multipla – non sono più comparse, mentre il 56% di coloro che hanno ricevuto il mitoxantrone ha sviluppato almeno una nuova lesione.
Il trapianto è stato globalmente ben tollerato, con effetti collaterali prevedibili e risolti senza alcuna conseguenza permanente
spiega Saccardi.
Con tali risultati
sottolinea inoltre Mancardi
è verosimile ipotizzare che il trattamento con cellule staminali possa influenzare profondamente il decorso della malattia.
Quello dei ricercatori italiani non è il primo caso in cui le cellule staminali si rivelano preziosi alleati contro la sclerosi multipla. Studi condotti sugli animali hanno ad esempio dimostrato che l’uso delle cellule staminali embrionali umane potrebbe aiutare a ridurre sensibilmente la gravità della malattia.
- Non dimenticate di scaricare la Blogo App, per essere sempre aggiornati sui nostri contenuti. E’ disponibile su App Store e su Google Play ed è gratuita.