Cancro alla prostata, un test genetico predice il rischio di recidiva
Un test genetico potrebbe predire il rischio di recidiva nei pazienti affetti da cancro alla prostata.
Un nuovo studio fa emergere la possibilità di sviluppare un nuovo test genetico per identificare quali uomini affetti da cancro della prostata corrono maggiori rischi di recidiva dopo il trattamento di chirurgia o di radioterapia. Lo studio in questione è quello pubblicato su Lancet Oncology, e condotto dai membri del Princess Margaret Cancer Centre di Toronto e dell’Ontario Institute for Cancer Research, secondo cui il nuovo test potrebbe fornire uno strumento fondamentale per eseguire una rapida e precisa analisi per i pazienti affetti da cancro alla prostata.
Il test permetterebbe inoltre di stabilire con maggiore precisione quali uomini potrebbero trarre maggiori benefici dal trattamento locale con chirurgia o radioterapia, e quali invece potrebbero aver bisogno di un trattamento supplementare (chemioterapia e terapia ormonale), al fine di garantire che il tumore venga completamente sconfitto e non ritorni.
“I nostri risultati pongono le basi per affrontare il problema clinico del sotto-trattamento di uomini con malattia aggressiva, – spiega il Dr. Robert Bristow – che si ripresenta nel 30% – 50% dei pazienti, a causa di una microscopica malattia nascosta, che si trova già al di fuori della ghiandola prostatica durante il trattamento iniziale. Questo test genetico potrebbe aumentare i tassi di guarigione per gli uomini ad alto rischio, e prevenire la progressione della diffusione metastatica del cancro alla prostata”.
Per giungere a tale conclusione, gli esperti hanno analizzato il tessuto bioptico dei pazienti, prima dell’inizio del trattamento, per identificare le caratteristiche genetiche anomale del cancro alla prostata e il contenuto di ossigeno.
Un basso livello di ossigeno (ipossia) è infatti collegato a una maggiore diffusione del cancro. Queste informazioni possono dunque predire in poco tempo e con la massima precisione e accuratezza se i pazienti con cancro alla prostata corrono un maggior rischio o meno di recidiva.
I ricercatori hanno sviluppato il test genetico basandosi su due gruppi di pazienti. Nei pazienti del primo gruppo, il team ha analizzato il DNA da biopsie diagnostiche iniziali di 126 uomini che sono stati trattati con la radioterapia guidata dalle immagini (IGRT) e seguiti per una media di 7,8 anni.
I 150 membri del secondo gruppo sono invece uomini a cui il tumore è stato rimosso chirurgicamente (prostatectomia radicale). Il test genetico ha prodotto risultati simili in entrambi i gruppi e, pertanto, può essere utilizzato sia in pazienti che scelgono la radioterapia che in quelli che scelgono la chirurgia come trattamento iniziale.
I ricercatori hanno inoltre scoperto che la combinazione delle informazioni relative all’ipossia ed al test genetico, nei pazienti trattati con IGRT forniva una prova ancora più accurata in merito all’eventuale rischio di recidiva.
Nel mese dedicato al cancro alla prostata, lo studio dimostra quindi che gli uomini che hanno ottenuto migliori risultati – inferiori al 7% di recidiva di cancro alla prostata a distanza di cinque anni – avevano bassi livelli di mutazioni genetiche e bassa ipossia. Per gli uomini con alti livelli di mutazioni genetiche e alta ipossia, i risultati sono stati peggiori, con più del 50% dei pazienti con recidiva. Proprio questi sarebbero i pazienti che, in futuro, potrebbero sottoporsi a un trattamento intensificato e personalizzato.
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via | Medicalxpress.com