Donna incinta clinicamente morta: il bambino è nato e sta bene
E' nato e sta bene il bimbo della donna milanese di 36 anni dichiarata clinicamente morta, ma che è stata tenuta attaccata ai macchinari per tentare di salvare il bambino che portava in grembo.
19 dicembre 2014
E’ nato e sta bene il bambino della donna dichiarata morta cerebralmente a Milano lo scorso 30 ottobre 2014. La donna era stata ricoverata all’ospedale San Raffaele dalla fine del mese di ottobre: per lei non c’era più nulla da fare, ma i medici hanno tentato di portare la sua gravidanza il più avanti possibile, per poter intervenire con un parto cesareo e far nascere il piccolo che portava nel suo grembo. Questa la volontà della famiglia che non l’ha mai lasciata da sola.
La donna era stata colpita da un’emorragia cerebrale e per lei non c’erano più speranze. Ma per il suo bimbo sì. I medici sono riusciti a portare avanti la gravidanza, nonostante lo stato di morte cerebrale della donna, grazie alla ventilazione artificiale, mentre l’alimentazione del feto è avvenuta in queste settimane con una sonda inserita nell’intestino materno: il piccolo è nato al San Raffaele di Milano dopo 32 settimane di gestazione, nove delle quali avvenute proprio con l’aiuto della ventilazione. Il bambino, nato con parto cesareo, pesava alla nascita 1,8 chilogrammi e le sue condizioni sono buone.
Il caso è stato seguito da un team composto di specialisti del San Raffaele, guidati da Luigi Beretta, primario di Terapia intensiva neurochirurgica, e Massimo Candiani, direttore della Ginecologia. Adesso il bambino si trova ricoverato presso l’unità di Neonatologia dell’ospedale milanese guidata da Graziano Barera.
Su volontà dei famigliari, dopo la nascita del bambino sono stati donati gli organi della mamma, che, dopo aver dato alla luce il suo piccolo, potrà salvare altre vite.
(p.c.)
Via | Repubblica
Donna incinta clinicamente morta: si cerca di salvare il feto
30 ottobre 2014
Una donna milanese di 36 anni è stata dichiarata morta, ma i medici dell’Ospedale San Raffaele di Milano stanno cercando di mantenere in vita il bambino che portava in grembo.
Una donna milanese di 36 anni è stata trasferita d’urgenza in ambulanza presso l’Ospedale San Raffaele di Milano la settimana scorsa: la donna è stata colpita da un’emorragia cerebrale fulminante e per lei non c’è stato nulla da fare. L’elettroencefalogramma è piatto e i dottori hanno dichiarato la morte cerebrale. La donna resta comunque attaccata alle macchine: su volontà della famiglia, i medici stanno cercando di salvare il bambino che portava in grembo.
Ci sono pochissimi casi analoghi al mondo: i medici dell’ospedale milanese stanno cercando di far crescere il feto all’interno del suo utero, per poter sperare che possa sopravvivere anche al di fuori del corpo della mamma, per la quale ormai non c’è più niente da fare. Il feto di 23 settimane non poteva assolutamente sperare di sopravvivere all’esterno e così i medici, d’accordo con i famigliari della donna, hanno deciso di tentare questa strada.
Da quando la mamma è arrivata in ospedale in condizioni critiche, sono passati otto giorni: oggi il piccolo pesa 500 grammi e a 24 settimane il bambino ha la corteccia cerebrale che comincia a formarsi. Il bambino viene alimentato con una sonda inserita nell’intestino della mamma, mentre grazie alla ventilazione artificiale l’ossigeno passa dal sangue della madre al piccolo. La donna è diventa l’incubatrice del suo piccolo.
Presso la stanza allestita in Terapia Intensiva la donna e il piccolo sono seguiti costantemente e il papà del bimbo e i genitori della donna non la lasciano mai. Il battito della mamma, che può smettere di battere da un momento all’altro, deve essere monitorato continuamente. In caso di cessazione del battito interverranno gli ostetrici, che tenteranno di far nascere il bambino. L’obiettivo è raggiungere almeno la 28esima settimana di gravidanza.
Un caso precedente ci arriva da Oakland, dove nell’agosto del 1993 una donna 28enne dichiarata in stato di morte cerebrale e alla 17esima settimana di gravidanza è stata tenuta attaccata alle macchine per 105 giorni.
Via | Corriere
Foto | da Flickr di anycolour
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