Obesity Day 2014: anche Internet fra i responsabili dell’obesità
Ingrassare non è solo una questione di mancanza di autocontrollo e accanto alla predisposizione genetica è possibile individuare anche altri responsabili: i nuovi mezzi di comunicazione
La mancanza di autocontrollo non è l’unico responsabile dell’aumento della diffusione dell’obesità. A sottolinearlo a pochi giorni dalla quattordicesima edizione dell’Obesity Day, in programma per il prossimo 10 ottobre, è l’Associazione italiana di Dietetica e Nutrizione (ADI), che riporta l’attenzione sul ruolo di diversi fattori genetici e ambientali che possono influenzare la gestione degli impulsi.
Secondo gli esperti a giocare un ruolo fondamentale sono anche i recettori del gusto e i nuovi mezzi di comunicazione, Internet incluso. “Storicamente”, spiega Giuseppe Fatati, presidente della Fondazione ADI, “viene accettato che i principali tipi di gusto percepiti sono quattro (acido, amaro, salato e dolce) e che dai recettori gustativi situati nel cavo orale partono i segnali che vengono poi elaborati a livello cerebrale. Negli ultimi anni gli studi in materia hanno ottenuto però notevoli risultati”. In particolare, è stato dimostrato che nel caso del gusto dolce alcuni di questi segnali sono presenti anche in alcune cellule del pancreas, mentre quelli del gusto amaro si trovano anche nelle cellule muscolari delle vie aeree. “Ancora più recentemente”, aggiunge l’esperto, “sono state individuate le interazioni tra i recettori per il gusto del grasso e l’asse enterico-endocrino-metabolico”. Queste ultime aiuterebbero a spiegare perché alcune persone mostrano una preferenza innata per i cibi grassi. In altre parole, la tendenza a scegliere cibi potenzialmente pericolosi in termini di rischio di obesità può essere letteralmente scritta in un individuo e indipendente dalla sua volontà.
A questi fattori interni si aggiungono poi gli stimoli provenienti dall’ambiente. “Fra gli impulsi esterni quelli sicuramente più influenti, oggi, sono quelli che ci arrivano freneticamente da Internet”, precisa Fatati, descrivendoli come “sempre nuove informazioni che la corteccia cerebrale si ritrova a immagazzinare in maniera disordinata e confusa”. Come spiega l’esperto “questo disordine è responsabile in qualche maniera anche della difficoltà che l’uomo moderno trova nella razionalizzazione degli stimoli provenienti dai recettori del gusto, tanto da trovare sempre più difficile limitare il consumo di alimenti ‘attraenti’, dolci o grassi che siano, perché invaso da un flusso incontrollato di stimoli ed emozioni”.
“Un ulteriore aspetto da non trascurare quando si parla del ruolo che i nuovi media hanno nel condizionare le scelte alimentari è quello legato alla scarsa qualità scientifica dell’informazione”, aggiunge Antonio Caretto, segretario generale ADI. Attenzione, quindi, alle fonti di informazione scelte: solo in questo modo è possibile trovare messaggi corretti in tema di salute.
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