Alzheimer, ansiolitici e farmaci per dormire aumentano i rischi
Coloro che utilizzano farmaci per dormire e per tenere a bada l’ansia corrono un maggiore rischio di sviluppare l’Alzheimer in futuro?
Ansiolitici e farmaci per dormire sono collegati ad un rischio maggiore di sviluppare la malattia di Alzheimer. A renderlo noto sarebbe stato uno studio pubblicato sul British Medical Journal, secondo il quale l’assunzione a lungo termine di benzodiazepine – ovvero di farmaci prescritti per le loro proprietà ansiolitiche e sedative, e che comprendono Xanax, Ativan e Valium – potrebbe comportare fino al 50% in più di rischio di ricevere una diagnosi di Alzheimer entro i cinque anni successivi. Per giungere a tale conclusione, i ricercatori hanno esaminato un gruppo di adulti di età superiore ai 66 anni ed affetti da Alzheimer.
Quasi una persona su tre di quelle appartenenti a questo gruppo, aveva fatto uso per un lungo periodo di farmaci per l’ansia e per dormire. I ricercatori hanno dunque confrontato il gruppo di pazienti affetti da Alzheimer con i membri di un gruppo di controllo costituito da persone della stessa età ma che non erano affetti da questa malattia. Solo il 40% dei membri del gruppo di controllo avevano fatto uso di benzodiazepine, e poco meno del 22% di questi aveva assunto tali farmaci per un lungo periodo di tempo.
Detto questo, gli autori dello studio vogliono sottolineare che i risultati non dimostrano l’esistenza di un nesso di causalità, ma piuttosto “rafforzano il sospetto di una possibile associazione diretta, anche se l’uso di benzodiazepine potrebbe anche rappresentare un marker precoce di una condizione associata ad un aumentato rischio di demenza“.
Alla luce di quanto emerso, e dato anche il loro potenziale effetto di dipendenza, gli esperti consigliano comunque di non assumere questo tipo di farmaci per più di tre mesi.
“Questa ricerca non deve essere usata per condannare completamente le benzodiazepine, – spiegano gli esperti – in quanto il loro uso a breve termine può avere un ruolo importante nella gestione di ansia e insonnia, ma le persone e i medici devono essere consapevoli dei rischi a lungo termine associati a questi farmaci“.
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